L’ ESPERANTO IN RADIO

Nei giorni scorsi si è parlato dell’esperanto alla radio. Seguono alcuni approfondimenti ed immagini.

Già agli inizi degli anni 30 si delineava un prossimo futuro dove la radio sarebbe diventato il più potente mezzo di propaganda internazionale, ben consci che i domini internazionali non si sarebbero più costituiti con la sola forza delle armi, come ai tempi di Roma.

Anche l’unico impero superstite, l’Inghilterra, stava evolvendo in una consociazione di popoli. Un gran numero di opinionisti, pur di varia estrazione, inneggiava la stupefacenza del nuovo strumento, posizionandolo nel club esclusivo delle più grandi conquiste del genere umano, accanto alle invenzioni della scrittura e della stampa. 

Rimaneva una “sola” questione da risolvere: la lingua. La Babele in cui versava il mondo conosciuto non favoriva trasmissioni universali e si pose il problema di utilizzare una lingua unica. La proposta di Monsignor Bacci, segretario dell’allora Pontefice (1926), di utilizzare il latino non venne presa in adeguata considerazione.

Da più parti si propose l’Esperanto, la lingua “artificiale”, sviluppata tra il 1872 e il 1887, da Ludwik Lejzer Zamenoff, oftalmologo polacco di origini ebraiche. Nacque, appunto, con lo scopo di far dialogare i popoli e abbattere le barriere fisiche e culturali fra le genti.

L’assunto di Zamenhof è che l’assenza o difficoltà di dialogo dovuta alle differenze linguistiche crea incomprensioni, ed è stata causa di violenza più volte nel corso della storia. Egli chiamò l’esperanto dapprima Lingvo Internacia (pronunciata , poiché aveva come scopo quello di essere usata come lingua tra le diverse nazioni che così avrebbero potuto dialogare e comprendersi a vicenda, proteggendo le lingue minori e quindi la differenza linguistica.

Questo il suo pensiero.

Non ricordo quando, ma in ogni caso abbastanza presto, cominciai a rendermi conto che l’unica lingua [soddisfacente per il mondo intero] avrebbe dovuto essere neutra, non appartenente a nessuna delle nazioni ora esistenti…
Per qualche tempo fui sedotto dalle lingue antiche e sognavo che un giorno avrei potuto viaggiare per il mondo e con discorsi ardenti avrei convinto gli uomini a riesumare una di queste lingue per uso comune. In seguito, non ricordo più come, giunsi alla precisa conclusione che questo era impossibile e cominciai a sognare nebulosamente di una NUOVA lingua artificiale.
»
(L.L. Zamenhof nella sua lettera a Nikolai Afrikanovich Borovko)    

L’idea, dopo un primo tangibile entusiasmo, non fece grandi passi in avanti. Tuttavia al 1926 erano 17 le stazioni radio europee che trasmettevano in esperanto. Altre stazioni, nel frattempo, gli dedicavano rubriche e spazi per apprendere la lingua e diffonderne la conoscenza. Ma, verosimilmente, la volontà di universalizzare il pensiero ancora una volta non stava incontrando il favore dei popoli.

E, forse, non lo incontrerà mai.