I Notturni di Ameria Radio del 29 dicembre 2020

A cura di Massimiliano Samsa

Ludwig van Beethoven (1770 – 1827) – Sinfonia n. 1 in do maggiore, op. 21

  1. Adagio molto – Allegro con brio
  2. Andante cantabile con moto (fa maggiore)
  3. Minuetto. Allegro molto e vivace
  4. Adagio – Allegro molto e vivace

Prima esecuzione: Vienna, Teatro di Porta Carinzia, 2 Aprile 1800

Dedica: Barone von Swieten

Il brano che segue fa parte di uno studio dedicato da Hector Berlioz alle Sinfonie di Beethoven.

1862 – Quest’opera per la forma, per lo stile melodico, per la sobrietà armonica e la strumentazione, si distingue completamente dalle altre composizioni di Beethoven che l’hanno seguita. Scrivendola, l’autore è rimasto evidentemente sotto l’impero delle idee di Mozart, ch’egli ha qualche volta ingrandito, e dovunque ingegnosamente imitato. Tuttavia nel primo tempo si vedono spuntare ogni tanto alcuni ritmi di cui l’autore del Don Giovanni, è vero, ha fatto uso, ma molto di rado e in un modo molto meno rilevato. Il primo Allegro ha per tema una frase di sei battute che, senza avere in sé niente di molto caratteristico, diviene in seguito interessante per l’arte con cui è trattata. Gli succede una melodia episodica, d’uno stile un po’ comune; e a mezzo di una semicadenza ripetuta tre o quattro volte si arriva a un disegno di fiati in imitazione alla quarta, che si è tanto più stupiti d’incontrare in quanto era già stato impiegato spesso in parecchie ouvertures d’opere francesi.

L’Andante contiene un accompagnamento di timpani piano che oggi sembra qualche cosa di molto ordinario, ma in cui bisogna tuttavia riconoscere il preludio di effetti caratteristici che Beethoven ha prodotto più tardi coll’aiuto di questo strumento, in genere adoperato poco e male dai suoi predecessori. Questo pezzo è pieno d’incanto, il suo tema è grazioso e si presta bene agli sviluppi fugati, mediante i quali l’autore ha saputo trarne un partito così ingegnoso e arguto.

Lo Scherzo è il primogenito della famiglia d’incantevoli burle di cui Beethoven ha inventato la forma, determinato il movimento, e che in quasi tutte le sue opere strumentali ha sostituito al minuetto di Mozart e Haydn, nel quale il tempo è meno rapido del doppio e il carattere completamente diverso. Questo è d’una freschezza, d’una agilità e d’una grazia squisite.

Testo tratto da: https://www.flaminioonline.it/Guide/Beethoven/Beethoven-Sinfonia1.html

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Ludwig van Beethoven (1770 – 1827) – Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore, op. 60

  1. Adagio – Allegro vivace
  2. Adagio (mi bemolle maggiore)
  3. Allegro vivace
  4. Allegro ma non troppo

Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 5 Marzo 1807
Dedica: Conte Franz Von Oppersdorff

Sulla Quarta Sinfonia: Beethoven e Dante di Héctor Berlioz

Il carattere di questa partitura è generalmente vivo, sveglio, gaio, oppure d’una dolcezza celeste. Se si eccettua il meditativo Adagio che gli serve da introduzione, il primo pezzo è consacrato quasi esclusivamente alla gioia. Il motivo in note staccate con cui ha inizio l’Allegro è un semplice canovaccio su cui l’autore spande in seguito altre melodie più effettivamente tali, che rendono così accessoria l’idea apparentemente principale dell’inizio.

Quest’artificio, benché fecondo in risultati curiosi e interessanti, era già stato usato da Mozart con uguale fortuna. Ma nella seconda parte dello stesso allegro, si trova un’idea veramente nuova, le cui prime battute incatenano l’attenzione, e che dopo aver trascinato lo spirito dell’ascoltatore in misteriosi sviluppi lo colpisce di stupore per la sua conclusione inattesa. […]

Quanto all’Adagio, sfugge all’analisi… È così puro di forme, l’espressione della sua melodia è così angelica e d’una tenerezza così irresistibile, che l’arte prodigiosa della sua messa in opera scompare completamente. Fin dalle prime battute si è colti da un’emozione che alla fine per la sua intensità diviene opprimente; solo in uno dei giganti della poesia possiamo trovare un punto di confronto con questa pagina sublime del gigante della musica. Niente infatti somiglia di più all’impressione prodotta da questo adagio di quella che si prova leggendo il toccante episodio di Francesca da Rimini nella Divina Commedia, del quale Virgilio non può sentire il racconto senza singhiozzare, e che all’ultimo verso fa cadere Dante “come corpo morto cade”. Questo pezzo sembra essere stato sospirato dall’arcangelo Michele il giorno in cui, colto da un accesso di malinconia, contemplava i mondi ritto sulla soglia dell’Empireo.

Lo Scherzo consiste quasi interamente in frasi ritmate in tempo binario, costrette a entrare nelle combinazioni della battuta ternaria. Questo mezzo, molto usato da Beethoven, dà molto nerbo allo stile; le desinenze melodiche divengono più pungenti e inattese; […] La melodia del trio, affidata ai fiati, è d’una freschezza deliziosa; il suo tempo è più lento di quello del resto dello scherzo, e la sua semplicità risalta ancor più elegante dal contrasto colle piccole frasi che i violini gettano sull’armonia, come dei vezzi incantevoli.

Il Finale, gaio e brioso, rientra nelle forme ritmiche ordinarie; esso consiste in un tintinnio di note scintillanti, in un cicaleccio continuo, interrotto tuttavia da qualche accordo rauco e selvaggio. […]

Hector Berlioz, L’Europa musicale da Gluck a Wagner, Torino, Einaudi 1950

Il testo è tratto da: https://www.flaminioonline.it/Guide/Beethoven/Beethoven-Sinfonia4.html