I notturni Ameria Radio 22 gennaio 2021 Musiche di Bellini, Cajkovskij e Mendelssohn

A cura di Massimiliano Samsa

Vincenzo Bellini (1801-1835) – I Capuleti e i Montecchi, Overture

New Philharmonia Orchestra

Giuseppe Patanè, direttore

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Petr Ilic Cajkovskij (1840-1893)Romeo e Giulietta Ouverture-fantasia in si minore

Berliner Philharmoniker

Claudio Abbado, direttore

L’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta, a ragione considerata come il primo capolavoro di Caikovskij, nacque dalla frequentazione dell’autore con Milij Balakirev, negli anni Sessanta dell’Ottocento figura carismatica della musica russa. In effetti a Balakirev sono dovute tanto l’idea di una composizione ispirata alla tragedia di Shakespeare quanto le direttive secondo le quali il progetto fu realizzato. E Balakirev fu la sola persona che con le sue critiche riuscì a persuadere Caikovskij a rielaborare più volte una composizione: dopo aver composto l’ouverture-fantasia nel 1869, l’autore vi rimise mano l’anno seguente modificandone l’introduzione, parte dello Sviluppo e la conclusione, e ancora nel 1880 riscrivendone l’epilogo. La terza e ultima versione è quella, oggi comunemente eseguita, di un pezzo che risente, sotto vari aspetti, di Liszt e di Glinka, oltreché dello stesso Balakirev, e nel quale Caikovskij concilia con efficacia le esigenze della forma sinfonica (lo schema di sonata) con i presupposti di caratterizzazione e rappresentazione drammatica della musica, accentuando i contrasti tra i diversi soggetti tematici.

Testo tratto da: https://www.flaminioonline.it/Guide/Cajkovskij/Cajkovskij-Romeo42c.html

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Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809 – 1847) – Sogno di una notte di mezza Estate, op. 61 (MWV M13)

  1. Ouverture – Allegro vivace (mi maggiore)
  2. Scherzo – Allegro molto vivace (sol minore)
  3. Marcia degli Elfi – Allegro molto vivace (sol minore)
  4. Bunte – lied per coro – Allegro non troppo (la maggiore – la minore)
  5. Intermezzo – Allegro appassionato (la minore)
  6. Notturno – Con moto tranquillo (mi maggiore)
  7. Hochzeitmarsch (Marcia nuziale) – Allegro vivace (do maggiore)
  8. Prologo (Marcia funebre) – Allegro commodo (do maggiore)
  9. Ein Tanz con Rupeln (Danza dei contadini) – Allegro molto (mi maggiore)
  10. Finale – Allegro vivace (do maggiore)

Royal Scottish Orchestra

Walter Weller, direttore

Addì 19 novembre 1826 a Berlino, nella lussuosa residenza paterna della Leipziger Strasse, presente una piccola udienza di familiari e di amici, Felix Mendelssohn suonò al pianoforte a quattro mani con la sorella Fanny la sua nuovissima composizione ispirata da Shakespeare. Si trattava di un’ouverture da concerto, nella quale il ragazzo diciassettenne aveva tradotto in suoni le impressioni riportate dalla lettura del Sogno di una notte di mezza estate. Come era solito fare, aveva buttato giù le sue note direttamente in partitura: per una ragazza di buona famiglia come Fanny, leggere a quattro mani una partitura fresca d’inchiostro non costituiva un problema, anche se non si fosse chiamata Mendelssohn-Bartholdy e non avesse avuto a fianco un fratellino come Felix. In questa serra domestica affettuosa, un tantino sofisticata e satura di una cultura mondanamente eclettica non meno che solidissima, s’aprì dunque questo fiore di un talento precoce e prodigioso: non sapremmo se più per l’intrinseca qualità di ciò che andava producendo o per quella quasi provocante felicità che non sempre aveva accompagnato i favolosi esordi dello stesso Mozart. Il quale – sia detto a sua maggiore gloria – come ogni grande santo conobbe fin dagl’inizi dubbi, smarrimenti, dolore e perfino (o eroica virtù) si lasciò indurre in tentazione con qualche strafalcione di contrappunto, pazientemente corretto dal buon Padre Martini.

Testo tratto da: https://www.flaminioonline.it/Guide/Mendelssohn/Mendelssohn-Sogno-ouverture.html