G. Verdi Attila – Curiosità, Trama e Libretto

ATTILA. Alla Scala? Mai più! Lo sapevate che …?

  1. Curiosità

Attila, 17 marzo 1846, Fenice di Venezia. Scrive lo stesso Verdi alla contessa della Somaglia:” L’esito della prima è lietissimo. Vi furono chiamate ad ogni pezzo, ma si applaudì con maggior fanatismo l’intero atto primo. Io sperava molto sul finale secondo, e terzo, ma, od io mi sono ingannato od il pubblico non ha capito, perché si applaudì con minor fervore”.

2. Curiosità

Verdi era in rotta con la Scala e con l’impresario Merelli, per questioni relative alla messa in scena della Giovanna d’Arco, nel febbraio del1845.

Indignatissimo, dirà che per la Scala non scriverà più. Parola mantenuta, almeno fino al1869.

Infatti, dopo aver saputo della disastrosa rappresentazione di Attila alla Scala, il 26 dicembre 1846, nella quale si vede il sole alzarsi fuori tempo, un mare in tempesta che invece è calmissimo, un temporale che si svolge a ciel sereno, e via dicendo, il Maestro comunica a Giovanni Ricordi il suo veto alla rappresentazione del futuro Macbeth alla Scala, in una lettera infuocata del 29 dicembre 1846: “…Approvo il contratto per l’Opera mia nuova Macbet, che andrà in scena nella prossima Quaresima a Firenze…(omissis), colla condizione che tu non permetta la rappresentazione di questo Macbet all’ I.R. Teatro alla Scala. Ho troppi esempi per essere persuaso che qui non si sa o non si vuole montare come si conviene le opere, specialmente le mie. (omissis…) Un altro esempio ho sotto gli occhi coll’ Attila!… Domando a te stesso se, ad onta di una buona compagnia, quest’Opera può essere messa in scena più malamente? …”

3. Curiosità

Quando Verdi parla dei suoi anni di galera, forse pensa anche alle circostanze nelle quali è stato costretto a lavorare, pur essendo ammalato: soffre di gastrite mentre compone Alzira, di reumatismi mentre scrive l’Attila e così via…Spesso è a letto. Alle ultime battute di Attila fu dato addirittura per morto. Un giornale tedesco, l’Allgemeine musikalische Zeitung ne diede la notizia il 25 febbraio 1846:” In Venezia è morto Giuseppe Verdi, il compositore d’opera salito a subitanea rinomanza in questi ultimi tempi”.

Come al solito, l’annuncio gli fu propizio e di buon auspicio.

A cura di Mirella Mostarda

Trama

PROLOGO

Ad Aquileia attorno alla metà del V secolo Odabella, figlia del signore della città, ha perduto l’intera famiglia in seguito al saccheggio della città da parte di Attila, re degli Unni ed intende vendicarsi di lui uccidendolo.
Al cospetto del re è condotto uno stuolo di vergini aquileiesi prigioniere: le guida l’orgogliosa Odabella; il re ammirato dal suo coraggio le dona la sua spada con la quale la giovane medita di ucciderlo per vendicare il padre. Riceve poi il generale romano Ezio e reagisce sdegnato alla proposta di spartirsi con lui l’impero.
Ad Ezio non resta che rinnovare lo scontro in campo.
Nella laguna veneta si rifugiano i profughi di Aquileia fuggiti dalla città distrutta; il loro capo Foresto, fidanzato di Odabella, vuole fondare una nuova città.

ATTO I

In un bosco vicino alla tenda di Attila, Odabella, che ha nostalgia del padre ucciso e di Foresto, incontra l’amato al quale nega di tradirlo con Attila.
La giovane lo rassicura rivelandogli di trattarsi di finzione per uccidere il barbaro.
Intanto Attila, addormentato nella propria tenda, si desta di soprassalto e narra allo scudiero Uldino un sogno: giunto alle porte di Roma, è fermato da un vecchio canuto che gli impone di arretrare di fronte alla terra di Dio.
Scacciato l’attimo di debolezza, decide di muovere contro Roma.
Il sogno si preannuncia premonitore: quando le schiere si mettono in marcia, si ode un canto flebile di donne e fanciulli guidati da Leone, un vecchio imbelle che lo ferma con le stesse parole udite in sogno.

ATTO II

Nel campo romano Ezio apprende della tregua impostagli dall’imperatore fanciullo Valentiniano. Alcuni Unni recano un messaggio: Attila accantona le ostilità, gli propone nuovamente l’alleanza invitandolo a un banchetto.
Odabella ha saputo che Foresto vuole avvelenare il re, allora lo avverte, non per pietà, ma per essere lei ad ucciderlo; Foresto si svela colpevole, Attila lo perdona per intercessione della giovane, annuncia le sue nozze con lei e congeda Ezio assicurandogli che non invaderà Roma.

ATTO III

Nella foresta tra gli accampamenti nemici Foresto è scoraggiato per le nozze imminenti di Attila e Odabella e invoca l’intervento delle armi romane. Oltre Ezio, anche la giovane giunge fuggendo dal campo unno; Attila la insegue, ma quando la scopre insieme a Foresto e ad Ezio comprende il tradimento.
In quell’istante i soldati romani irrompono nell’accampamento barbaro e mentre Unni e Romani si battono, Odabella trafigge a morte Attila, vendicando l’uccisione del padre.