V. Bellini – Norma – Curiosità, Trama e Libretto

NORMA, la melodia al quadrato…Lo sapevate che…?

1.Curiosità

Il maestro di Bellini, il napoletano Nicola Zingarelli, gli faceva comporre melodie vocali e non si stancava mai di ripetergli che una composizione doveva “cantare”, se voleva arrivare al cuore della gente. Per questo non amava il “forestiero” Rossini, troppo artificioso, diceva, troppo irrispettoso delle parole, con tutti quei suoi abbellimenti e quella orchestrazione poco italiana.

Ma Bellini sapeva destreggiarsi, sapeva come dividersi tra la devozione al maestro che aveva intuito le sue capacità e “l’idolo generazionale”, Rossini.

2.Curiosità

Nell’estate del 1830, Bellini è nella villa dei Passalacqua a Moltrasio, sul lago di Como. Di fronte, sull’altra sponda del lago, c’era la bellissima villa di Giuditta Pasta, che Vincenzo frequentava assiduamente. La suggestione di quei luoghi sull’anima di Bellini fu profonda; lo si avverte nella preghiera alla luna, “Casta diva”, che Bellini scrisse e riscrisse almeno nove volte, mai contento del risultato, ma sempre deciso a insistere, con la Pasta, perché studiasse e studiasse e non si arrendesse a difficoltà che riteneva insuperabili.

3.Curiosità

Norma andò in scena alla Scala, in apertura di stagione, il 26 dicembre 1831. Alla prima non piacque molto. Bellini scoraggiato scrisse all’amico e confidente Francesco Florimo le famose, esagerate parole:” Fiasco, fiasco, solenne fiasco!”. Ma, alle repliche, Norma, a ragione, si riscattò e fu il successo della stagione con le sue trentaquattro repliche.

4.Curiosità

All’ aprirsi del sipario, il pubblico è introdotto in un mondo arcaico ed è sgomento di fronte a quella foresta antica. Ma i sentimenti che vi si dipanano sono di una forza strepitosa. Wagner la amerà perché vi coglie un’anticipazione del proprio mondo, Verdi perché ritrova conferma del suo giudizio: Bellini è un impareggiabile melodista.

                                                   A cura di Mirella Mostarda

Trama

L’Opera è ambientata in Gallia, durante la dominazione dell’impero romano. La sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, è stata l’amante segreta di Pollione, il proconsole romano. Dalla relazione clandestina sono nati due figli, allevati all’insaputa di tutti dalla fedele Clotilde.

  • ATTO I

Il Proconsole Pollione, confessa al suo fidato amico Flavio, di esservi invaghito di Adalgisa, una giovane novizia del Tempio d’Irminsul. Gli confida anche di voler lasciare Norma.
Adalgisa si sente colpevole per aver mancato al suo giuramento di castità; chiede quindi un colloquio con la sacerdotessa Norma.
Norma, riconoscendo nella giovane Adalgisa il proprio peccato, la libera dai voti. Infine Norma le chiede chi sia il suo amato; Adalgisa le indica Pollione, che sta sopraggiungendo proprio in quel momento. Norma, in preda alla collera, svela tutto a Adalgisa, la quale respinge Pollione.

  • ATTO II

Umiliata e tradita, Norma è decisa a uccidere i suoi figli; cede però all’amore materno e decide di suicidarsi. Fa convocare Adalgisa e le chiede di allevare i suoi figli, sposarsi con Pollione e trasferirsi a Roma. Adalgisa rifiuta la richiesta e decide di rimettere le cose a posto: farà in modo che Pollione ritorni da Norma.
I Druidi, guidati da Oroveso, meditano da lungo tempo di rivoltarsi contro Roma; Norma era sempre stata contraria a questa ipotesi, ma quando viene a sapere che il colloquio di Adalgisa con Pollione non ha dato i risultati sperati, dichiara guerra a Roma.
La guerra ha bisogno di una vittima sacrificale da immolare a Dio; Norma, già sapendo chi sacrificare, si accinge a pronunciarne il nome, quando arriva la notizia che un’intruso romano è stato catturato. Si tratta di Pollione, venuto a rapire e portare in salvo la sua amata Adalgisa.
Norma trattiene la collera e chiede di rimanere sola con il prigioniero. Rimasta sola con Pollione, gli propone la libertà (e la vita) a patto che lasci Adalgisa. Quando il proconsole rifiuta l’offerta, Norma richiama tutti a raccolta per proferire il nome della vittima sacrificale: si tratta di una sacerdotessa che ha rotto i suoi voti e tradito la Patria. Poco prima di pronunciare il nome, si rende conto che i peccati che attribuisce a Adalgisa sono anche i suoi. Decide quindi di sacrificarsi e pronuncia il proprio nome.
Pollione alfine, capisce la grandezza del gesto compiuto da Norma e decide di morire con lei. Norma confida in segreto al padre Oroveso di essere madre di due figli; gli chiede quindi di prendersi cura di loro e di fuggire a Roma, lontano dalla guerra, insieme a Clotilde.
L’opera si conclude con Norma che sale sul rogo insieme a Pollione.