Umberto Giordano – Siberia trama e libretto

SiberiaMelodramma in tre atti di Luigi Illica
Musica di Umberto Giordano 1867-1948Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 19 dicembre 1903PersonaggiVocalitàGlébyBaritonoil banchiere MiskinskyBaritonoil capitanoBassoil cosaccoTenoreil governatoreBassoil principe AlexisTenoreil sergenteTenoreIvanTenorela fanciullaSopranol’invalidoBaritonol’ispettoreBassoNikonaMezzosopranoStephanaSopranoVassiliTenoreWalinoffBassoNote
Atto primo. Nella villa donata da Alexis alla cortigiana Stephana, ella, all’alba, non è ancora rientrata. Arriva Gléby, l’amante di Stephana, per informarla di un certo affare. Nikona, la vecchia cameriera, gli vuol far credere che Stephana è a letto e non sta bene. Gléby capisce tutto. Arriva, con alcuni amici, Alexis: aspetteranno tutti insieme che la donna, con suo comodo, scenda, e intanto si fanno una partitina a baccarà. Stephana, furbescamente, rientra da una porta secondaria. Intanto arriva Vassili, il figlioccio di Nikona: giovane ufficiale di cavalleria, spasima per una ricamatrice. Meraviglia, ché la ricamatrice è Stephana, che lo invita ad andarsene e a dimenticare quell’amore impossibile; ma egli l’ama, dice, e nel suo dire arriva Alexis, che prende a male parole Stephana, difesa da Vassili. Fuori le spade: il principe è ferito.

Atto secondo. In Siberia. Mentre sfilano i forzati, su una slitta arriva Stephana che, mostrando tanto di permesso, chiede di poter conferire col condannato numero 107: si tratta di Vassili, che ha ferito il principe. Ella dice che lo seguirà, rinunciando alla sua comoda condizione di mantenuta; innamorata, vuole così purificarsi.Atto terzo. Nelle miniere del Transbajkal, negli alloggi dei forzati. Arriva Gléby, condannato pure lui, che ha ottenuto di poter vedere Stephana: sa, dice, come fuggire, e vuol farlo con lei; ella non vuole. È Pasqua e si fa festa. Gléby fa sapere, raccontando in modo che tutti sentano, della sua relazione con Stephana, e di come l’avviò alla carriera di cortigiana; vassili ha il sangue agli occhi e sta per trattarlo come meriterebbe, ma Stephana si interpone. Gléby non si arrende e allora Stephana, sdegnata, lo insulta: gli dà dello sfruttatore, dell’usuraio, del falsario e del falso. Ora è Stephana che vorrebbe tentare la fuga, col suo Vassili. Si tratta di passare attraverso un pozzo: la via saputa anche da Gléby, che di tutto si accorge e li tradisce, dando l’allarme. Stephana è colpita da una pallottola di fucile, e muore invocando ancora il suo amato Vassili.

Fonte Opera Manager