R. Leoncavallo – Pagliacci trama e libretto

Trama dell’opera:

(Ouverture)

Da dietro il sipario appare Tonio, con il suo costume di scena che più avanti indosserà per interpretare Taddeo; si rivolge al pubblico nelle vesti di Prologo (“Si può? … Si può? … Signore! Signori! … Un nido di memorie); egli si fa portavoce del pensiero dell’autore dell’opera e ricorda agli spettatori che anche gli attori sono esseri umani che provano sentimenti e che lo spettacolo riguarda persone reali.

Atto I

A Montalto, un paesino calabrese, il giorno di ferragosto arriva una piccola compagnia teatrale itinerante composta dal capocomico Canio, dalla moglie Nedda e dai due commedianti Tonio e Beppe. Alle tre del pomeriggio la compagnia entra nel villaggio e Canio annuncia agli abitanti il titolo e l’orario dello spettacolo di quella sera (Un grande spettacolo). Mentre Nedda scende dal carretto, Tonio le offre la mano per aiutarla, ma Canio lo spinge via e aiuta sua moglie a scendere.

Canio e Beppe accettano di andare a bere alla taverna insieme agli abitanti del paese; Tonio invece rifiuta, dice che deve pulire il somarello. Un contadino fa una battuta scherzosa a Canio, alludendo al fatto che Tonio forse voglia rimanere solo con Nedda. Canio si fa serio e avverte tutti che mentre nello spettacolo recita come Pagliaccio, nella vita reale non tollera che altri uomini facciano la corte a sua moglie (Un tal gioco, credetemi). Il gruppo si allontana per andare alla taverna, lasciando Nedda da sola; le campane suonano il vespero (Don din don, suona vespero).

Nedda è spaventata dalla veemenza di Canio (Qual fiamma avea nel guardo), ma il canto degli uccelli la conforta (Stridono lassù). Tonio la osserva e ascolta il suo canto, affascinato; alla fine si avvicina a lei e le confessa il suo amore, ma lei lo rifiuta e ride di lui. Allora Tonio prova a stringerla a sé, ma lei prende una frusta e lo colpisce in viso. Tonio, arrabbiato, minaccia di fargliela pagare.
Arriva Silvio, un contadino di quel villaggio; viene dalla taverna, dove ha lasciato Canio e Beppe a bere. Silvio è l’amante di Nedda, e le chiede di fuggire con lui dopo lo spettacolo; lei inizialmente è spaventata, ma poi acconsente; in effetti non è mai stata innamorata di Tonio, ed è stanca di quella vita; vuole stare con Silvio. (SIlvio! A quest’ora….)
Tonio, che ha origliato la loro conversazione, va ad informare Canio in modo che possa sorprendere Silvio e Nedda insieme. Canio e Tonio ritornano di soppiatto, ma Silvio fa in tempo a fuggire senza farsi vedere in volto; si sentono solo le parole di Nedda, che gli dice: “Sarò sempre tua!”

Canio allora, minacciandola con con coltello, pretende che Nedda gli dica il nome del suo amante, ma lei rifiuta. Arriva Beppe appena in tempo, lo disarma e lo invita a calmarsi, perché tra poco c’è lo spettacolo ed è ora di prepararsi. Tutti vanno a vestirsi. Tonio dice al padrone di non disperare, perché probabilmente l’amante di Nedda verrà allo spettacolo, e può essere che si tradisca. Canio, con il cuore spezzato, viene lasciato solo ad indossare il suo costume da Pagliaccio. (Vesti la giubba…Ridi, Pagliaccio ).

Atto II

Nedda, vestita da Colombina , accoglie gli spettatori all’ingresso dello spettacolo; tra loro c’è anche Silvio, a cui riesce appena a sussurrare di stare attento.
Lo spettacolo ha inizio tra gli applausi del pubblico.
Il marito di Colombina, Pagliaccio, starà via fino all’alba e Taddeo è andato al mercato. Colombina attende con ansia il suo amante Arlecchino, che viene a farle la serenata (O Colombina) sotto la finestra. Arriva Taddeo, che le confessa il suo amore, ma lei non gli dà retta. Poi fa entrare Arlecchino dalla finestra, ed entrambi scacciano Taddeo, tra le risate del pubblico.

Arlecchino e Colombina cenano insieme, poi lui le consegna una fiala di sonnifero: secondo i loro piani, al ritorno di Pagliaccio, Colombina lo drogherà e fuggirà con Arlecchino.
Taddeo entra e li avverte che Pagliaccio sta per tornare. Mentre Arlecchino fugge dalla finestra, Canio (come Pagliaccio) entra e sente Nedda (come Colombina) che grida ad Arlecchino ‘Sarò sempre tua!’. Canio è turbato: “Nome di Dio! Quelle stesse parole!” Si sforza di continuare la recita, ma perde il controllo e chiede a Colombina-Nedda qual è il nome del suo amante. Nedda, cercando di continuare con la commedia, chiama Canio con il suo nome da attore, “Pagliaccio”, per ricordargli la presenza del pubblico. Canio risponde: “No! Pagliaccio non son!” e afferma che se il suo viso è pallido, non è per il trucco da palcoscenico ma per la vergogna che lei gli ha procurato; e ricorda di quando, povera orfana, l’ha tirata via dalla strada e l’ha accolta con sé, sperando, se non amore da parte sua, almeno gratitudine… Ma lei l’ha terribilmente deluso.
Il pubblico rimane colpito, ma pensa che tutto faccia parte dello spettacolo, e applaude con entusiasmo a questa svolta tragica.

Nedda, cercando di continuare a recitare, ammette che a farle visita è stato Arlecchino. Canio, furioso e dimenticando la commedia, insiste per sapere il nome del suo amante. Nedda giura che non glielo dirà mai, anche a costo della vita, perché il suo amore è più forte di qualsiasi minaccia.
A quel punto si capisce che non stanno più recitando. Beppe chiede a Tonio di intervenire, ma Tonio si astiene e impedisce a Beppe di fermare l’azione.
Silvio si alza e inizia a farsi strada verso il palco. Canio, afferrando un coltello dal tavolo, trafigge Nedda. Nedda allora grida: “Aiuto! Silvio!” Silvio si lancia su Canio, ma Canio uccide anche lui.
Rivolgendosi verso il pubblico sconvolto, Canio pronuncia la frase finale:

“La commedia è finita!!” 

(fonte Sempre Libera)