J. Massenet – Thais – Trama e Libretto

Trama

ATTO PRIMO
Quadro primo

Nel deserto della Tebaide, presso le rive del Nilo. Attorniato dai discepoli dell’ascetica comunità cristiana dei cenobiti, il vecchio Palémon accoglie il giovane ed eletto fratello Athanaël, di ritorno da Alessandria. Affaticato per il lungo cammino, Athanaël riferisce della dissolutezza morale dilagante nella città, provocata da Thaïs, l’infame sacerdotessa del culto di Venere che di fatto ha sottratto il governo d’Alessandria dalle mani degli uomini. L’intensa emozione che traspare dal racconto di Athanaël lascia intendere che nemmeno il suo distaccato e austero temperamento ha saputo proteggerlo dall’irresistibile fascino della donna; egli comunque professa intenzioni virtuose, ripromettendosi di condurla alla verità del Dio cristiano. Scendono le ombre della notte; tutti invocano l’eterna saggezza divina, la resistenza alle tentazioni, il riposo ristoratore. Una volta addormentatosi, Athanaël è tuttavia visitato da un sogno: davanti al teatro di Alessandria, una folla immensa acclama Thaïs che, seminuda, mima le avventure amorose di Afrodite. Al sorgere dell’aurora, spaventato ed incollerito, il cenobita invoca l’aiuto divino e ribadisce il proprio disegno virtuoso; Palémon lo redarguisce teneramente e lo ammonisce affinché non si lasci coinvolgere dalla tentatrice vita mondana; insieme ai confratelli cenobiti, Athanaël prega Dio d’infondergli la forza per combattere la propria causa e resistere al diabolico demone tentatore.

Quadro secondo

Nella terrazza della casa del giovane filosofo Nicias, ad Alessandria, un servitore scaccia Athanaël, ritenendolo un mendicante. Il cenobita, dopo aver faticosamente convinto il servo di essere vecchio amico di Nicias, lo manda a chiamare. Rimasto solo, Athanaël dichiara il proprio odio per Alessandria, per la sua ricchezza, scienza e bellezza, definendola «un corrotto ricettacolo di spiriti impuri». Preceduto dalle due belle e ridenti schiave Crobyle e Myrtale, sopraggiunge Nicias, che accoglie l’amico e condiscepolo d’un tempo con vivo affetto. Smentita l’ipotesi di un suo ritorno alla vita mondana, Athanaël chiede quindi a Nicias se conosce Thaïs. L’amico gli rivela di essere, ancora per poco, lui stesso il beneficiario dell’amore mutevole e capriccioso della donna; quindi, ironizzando sulle intenzioni di Athanaël, gli comunica l’imminenza di un festino disposto proprio in onore di Thaïs. Con sollecita dedizione, nonché affascinate dall’avvenenza di Athanaël, Crobyle e Myrtale lo vestono e lo preparano dunque per il banchetto. Preceduta da istrioni e filosofi giunge finalmente Thaïs, accolta con amara dolcezza da Nicias, consapevole che si tratta del loro ultimo incontro. Dopo aver ricordato la settimana d’amore ormai trascorsa, Thaïs s’incuriosisce dello straniero che la sta squadrando con il suo fiero sguardo. Nicias allora le presenta il «filosofo dall’anima rude» Athanaël, ammonendola ironicamente sul motivo della sua presenza. Mentre i due si confrontano in una disputa che oppone l’austerità della fede cristiana all’amor profano, l’interesse degli invitati si concentra sulla capacità di resistenza di Athanaël, bestemmiatore di Venere, che fugge con orrore alla vista di Thaïs pronta per impersonare Afrodite.

ATTO SECONDO
Quadro primo

Sola nella propria stanza, Thaïs lamenta la brutalità e l’indifferenza degli esseri umani. Si specchia e ammira la propria avvenenza: per lei è l’unica certezza, ma ne teme la caducità ed invoca per questo Venere. Si accorge allora della presenza di Athanaël, frattanto entrato silenziosamente, che tra sé prega Dio di preservarlo dalla fortissima attrazione provata per Thaïs. Il cenobita incalza la peccatrice parlandole di amore sprituale, ottenendone per tutta risposta null’altro che dell’ironia. Due sole sono le parole che riescono a toccare ilcuore della donna: «vita eterna». Turbata ma non ancora vinta, incita Athanaël a farle conoscere l’amore misterioso di cui parla, ma nel contempo inizia a sedurlo spargendo profumi ed evocando Venere. Quando Athanaël sembra ormai posseduto dall’incantesimo, un sussulto lo riporta violentemente alla coscienza; egli allora maledice Thaïs e, con lei, la morte che la possiede. Spaventatissima, la donna cade ai suoi piedi implorandolo di non farle del male: Athanaël le parla allora di Cristo e della vita eterna, mentre dal di fuori si ode la voce di Nicias che implora ancora un’ultima volta i suoi baci. Consapevole del fatto che Nicias non ama lei, bensì l’amore, Thaïs sembra quasi pronta a cedere alle proposte di Athanaël, che l’aspetterà sulla soglia di casa fino all’alba; ella gli grida la propria indipendenza, ma il suo riso nervoso si tramuta presto in singhiozzo, mentre il cenobita s’allontana dopo un ultimo sguardo fiducioso. Lungamente Thaïs medita, rasserenata e silenziosa: in lei sta maturando il proposito della conversione.

Quadro secondo

Nella piazza di fronte alla propria casa, Thaïs avvicina Athanaël e gli confida di volersi votare a nuova vita. Il cenobita dichiara di volerla affidare al monastero guidato da Albine, la venerabile donna di stirpe cesarea consacratasi al mistero della fede cristiana. In quella sede, egli annuncia a Thaïs, sarà visitata da Cristo nell’oscurità di una cella. Allontanatisi i due, sopraggiunge Nicias che invita gli amici al gioco ed al divertimento. Nel pieno della festa irrompe Athanaël, che presenta alla folla sbigottita la nuova Thaïs, votata ormai non più al paganesimo ma all’ascesi mistica e penitenziale; gli astanti non credono ai proprî occhi, ma dopo l’iniziale sbalordimento, la loro reazione si fa violenta. Seguono dei tumulti, durante i quali inizia a divampare un incendio; Athanaël e Thaïs vengono salvati in extremis dal linciaggio, proprio grazie all’intervento di Nicias che distrae la folla gettando dell’oro su cui questa si getta avidamente. Un ultimo addio al filosofo sibarita e i due fuggono.

ATTO TERZO
Quadro primo

In un’oasi del deserto Thaïs implora un po’ di riposo; con severo rigore Athanaël la sollecita invece ulteriormente al martirio corporale ed all’espiazione. Quando ella sviene dalla stanchezza, Athanaël l’adagia all’ombra e la osserva: il suo atteggiamento finalmente si addolcisce. Vedendone i piedi insanguinati, si pente di averle inflitto un martirio tanto duro; piange, si prosterna e le bacia i piedi invocando perdono. Per ridarle forza le procura della frutta; insieme i due si nutrono, bevono e si lodano l’un l’altro nel nome di Dio. Da lontano si sente la salmodia del Pater noster: è il canto delle monache le quali, guidate dalla venerabile Albine, si stanno muovendo proprio alla volta dell’oasi. Durante il breve incontro Athanaël presenta Thaïs ad Albine, che la accoglie maternamente. Con parole di trasporto per la sua bellezza Athanaël prende congedo da Thaïs; ma, una volta rimasto solo, ben poco gli ci vuole per realizzare quanto lo confonda e rattristi l’idea che quello sia stato l’ultimo loro incontro su questa terra.

Quadro secondo

Fra le capanne della comunità cenobita nel deserto della Tebaide, al tramonto, si ode il ruggito dei leoni mentre il cielo minaccia tempesta: il vecchio Palémon esorta i discepoli a mettere il raccolto al riparo. È allora che appare il tanto atteso Athanaël; il suo sguardo assente disorienta i cenobiti, che per rispetto decidono di lasciarlo solo. Il giovane allora si rivolge umilmente a Palémon confessandogli di aver perduto la pace e di essere posseduto da un dèmone che spinge costantemente il suo pensiero ed il suo desiderio verso Thaïs. Disperato, Athanaël crolla ai piedi di Palémon, che con sobria semplicità gli ricorda di averlo ammonito di non mescolarsi alle genti della città; quindi lo congeda augurandogli l’aiuto di Dio. Athanaël s’inginocchia e prega, quindi si addormenta. In sogno gli appare la sensuale figura di Thaïs, provocante e seducente come mai. Poi l’immagine muta: egli sogna le monache del monastero di Albine inginocchiate intorno a Thaïs, che giace immobile sotto un fico. Le monache annunciano la fine del suo santo martirio: santa Thaïs di Alessandria sta per abbandonare la terra. Ansimante e disperato, Athanaël si lancia nel buio della notte, illuminata dai lampi e percorsa dal cupo brontolio dei tuoni.Quadro terzo

Nel giardino del monastero di Albine, all’ombra di un grande fico, Thaïs è distesa, immobile, come morta, attorniata dalle compagne che implorano la pietà divina. Albine ricorda come Thaïs abbia passato tre mesi vegliando, pregando e piangendo: il suo corpoè ormai distrutto dalla penitenza, ma la sua anima è salva. Compare Athanaël, che riesce a frenare la propria ansia disperata; Albine interpreta piamente la sua venuta e gli fa strada verso la moribonda, quindi si ritrae insieme a tutte le consorelle. Prosternato dal dolore, il giovane riesce a farsi riconoscere da Thaïs ma ella, immersa nell’estasi del martirio, non capisce le sue parole, rievocando immagini di purezza casta e spirituale mentre Athanaël le parla del proprio desiderio sensuale rinnegando la propria stessa fede. Al sopraggiungere della morte un violentissimo grido di dolore prostra Athanaël nel più cupo sgomento.