… il Pianoforte 56 musiche di Robert Schumann

A cura di Maria Teresa Ferrante

PROGRAMMA 

Robert Schumann (1810 – 1856) 

Etudes symphoniques per pianoforte, op. 13 

su un tema di Ignaz Ferdinand von Fricken 

Tema – Andante  

1. Variazione I – Un poco più vivo  

2. Variazione II – Marcato il canto, espressivo  

3. Studio III – Vivace  

4. Variazione III   

5. Variazione IV – Scherzando  

6. Variazione V – Agitato  

7. Variazione VI – Allegro molto  

8. Variazione VII  

9. Studio IX – Presto possibile  

10. Variazione VIII – Sempre con energia  

11. Variazione IX – Con espressione  

12. Finale – Allegro brillante  

Alberto Mozzati, pianoforte 

Humoreske in si bemolle maggiore per pianoforte, op. 20 

– Einfach 

Peter Frankl, pianoforte 

NOTE 

Gli Studi sinfonici, sono in forma di variazioni. Variazioni su un tema che non è di Schumann ma di un dilettante, il barone von Fricken, padre della fidanzata di quel momento, prima che sbocciasse il grande amore, Clara Wieck. Il barone, che suonava il flauto, aveva mandato nel 1834 a Schumann un suo tema con variazioni, sollecitando un parere. Schumann se la cavò, diplomaticamente, dicendo che il tema lo aveva interessato al punto da fargli pensare di scrivere a sua volta delle variazioni. La gestazione dell’opera fu però lunga e tormentata. Schumann scrisse dapprima le Variazioni patetiche, poi le trasformò nelle Fantasie e finale, assegnò loro il numero d’opera 9 e le ritenne pronte per la stampa. Quindi cambiò idea, mise da parte le Fantasie e finale togliendo loro anche il numero d’opus che passò al Carnaval. Nel 1837 Schumann riprese in mano le Fantasie e finale, modificò radicalmente la struttura del tema, tolse cinque variazioni, ne aggiunse altre, spostò l’ordine di qualche pezzo, cambiò per due volte il titolo e assegnò il numero d’opera 13. Il risultato è un paradosso non solo a causa del titolo, ma anche perché la struttura delle variazioni/studi non corrisponde più per intero alla struttura del tema, modificata. 

La nascita di questa composizione è annunciata da Schumann a Clara in una lettera dell’11 marzo 1839: «Tutta la settimana sono stato al pianoforte e ho composto, riso e pianto allo stesso tempo; troverai l’impronta di tutto ciò nella mia grande Humoreske». 

una continua, incessante mutazione di stati d’animo, rispecchiante la personalità tormentata e schizofrenica del musicista, caratterizza infatti il lavoro. 

Per comodità di illustrazione si può considerare l'”Humoreske” formata da cinque sezioni.  

La prima è chiaramente riconoscibile per la sua struttura ciclica e concentrica: un episodio lirico e trasognato col quale ha inizio l’opera cede il posto a un altro di carattere contrastante – Molto vivace e leggero – e sfocia in un turbinoso movimento in cui predomina il tipico ritmo puntato schumanniano. La seconda sezione è imperniata su un febbrile e tormentato disegno tematico che conduce progressivamente a un climax di agitazione e di pathos, per poi misteriosamente placarsi in una sorta di corale appena sussurrato. La terza sezione è in semplice forma ternaria. Ancora un tema di indubbia bellezza, ma questa volta aperto e sereno, introduce alla quarta sezione, improntata a una pungente vivacità, e che si conclude con un pomposo ritmo di marcia. 

La Conclusione è un lungo commiato in cui la musica di Schumann sembra quasi ripiegarsi su sé stessa, in un intimissimo discorso interiore. L’ultima parola è però affidata a un brevissimo, fiammeggiante Allegro, spavaldamente impostato su una scala cromatica discendente.