La scena dell’opera Macbeth si svolge in Scozia, per la maggior parte nel castello di Macbeth e solo al principio del quarto atto è tra il confine di Scozia e Inghilterra.
Macbeth, nobile feudatario di re Duncano, si avvale dell’aiuto delle streghe per conoscere il futuro.
Spinto dalla sua sete di potere ed aiutato in questo dalla moglie uccide il suo Re per prendere il trono.
Poi continua ad uccidere per eliminare le persone che potrebbero contendergli legittimamente il trono, tormentato però da visioni spaventose.
Atto I
L’atto si apre in un bosco percorso da lampi e tuoni, dove alcune streghe riunite in tre crocchi commentano i sortilegi compiuti (coro “Che faceste? Dite su”). Il rullo di un tamburo annuncia l’arrivo di Macbeth e Banco, generali dell’esercito del re Duncano.
Le streghe, profetizzando, salutano Macbeth sire di Glamis, sire di Cawdor e re di Scozia.
Macbeth trema e Banco, chiede anch’egli una profezia.
Arrivano i messaggeri del re, che annunciano a Macbeth di essere stato eletto sire di Cawdor.
Banco inorridisce al pensiero che le streghe abbiano detto il vero e Macbeth dà voce ai suoi pensieri di ambizione e morte (duetto “Due vaticini compiuti or sono”).
Nell’atrio del castello di Macbeth, Lady Macbeth legge una lettera del marito ove egli racconta il vaticinio delle streghe e Lady Macbeth, che teme che il marito possa tardare nel portare a termine l’impresa audace, decide che sarà lei ad accendere il cuore di Macbeth e a istigarlo all’assassinio del re Duncano (“Vieni, t’affretta”.
Istigato dalla moglie, ma combattuto dalla coscienza Macbeth inizia ad avere la prima delle visioni che lo tormenteranno fino alla fine: vede un pugnale con la lama sporca di sangue.
La visione spinge Macbeth ad agire e, entrato nella stanza del re, lo uccide.
Lady Macbeth entra nella stanza del Re per mettere vicino alle guardie il pugnale insanguinato, mentre Macbeth viene travolto dalla coscienza del proprio delitto e dalla paura, (“Fatal mia donna, un murmure”).
Il mattino quando Macduff va per svegliare il re mentre Banco dice di aver sentito lamenti e voci di morte nella notte (“Oh qual orrenda notte”) trova il re morto e tutti, Macbeth, Lady Macbeth, Malcolm ed i servi lamentano il tradimento.
Atto II
Nella sua stanza, Macbeth ripensa alla profezia che le streghe hanno fatto a Banco: “non re ma di monarchi genitore” e vedendo in lui un nemico decide di uccidere lui ed il figlio Fleanzio.
Lady Macbeth ancora una volta invita il marito a essere fermo (“Trionfai, securi alfine”).
Nel parco vicino al castello di Macbeth un gruppo di sicari si riunisce per attaccare Banco e suo figlio, che camminano preoccupati da oscuri presentimenti (“Come dal ciel precipita”).
Banco viene ucciso, ma Fleanzio riesce a fuggire, mentre nel castello, davanti a una mensa imbandita, dame e cavalieri salutano Macbeth, che propone un brindisi in onore della moglie (“Si colmi il calice”).
La festa è interrotta dall’arrivo di un sicario dal viso sporco di sangue; Macbeth è turbato e comincia a delirare alla visione dell’ombra di Banco con i capelli insanguinati, mentre Lady Macbeth sottovoce invita il marito a svegliarsi.
Quando Macbeth ritorna in sé, il banchetto riprende, ma di nuovo appare l’ombra di Banco scacciata violentemente da Macbeth. Lady Macbeth accusa il marito di pavidità e lo invita alla ragione: chi è morto non può più tornare.
Atto III
In un’oscura caverna, intorno a un calderone che bolle, le streghe preparano una poltiglia infernale (coro “Tre volte miagola”).
Macbeth le interroga e le streghe evocano le apparizioni e ne spiegano il significato.
La prima, una testa coperta d’elmo, dice a Macbeth di guardarsi dal nobile scozzese Macduff; la seconda, un fanciullo insanguinato, gli dice che nessun nato di donna gli potrà nuocere; la terza apparizione, un fanciullo coronato che porta un ramoscello, dichiara Macbeth invincibile fino a quando non vedrà la foresta di Birnam muoversi.
Le apparizioni magiche continuano con la sfilata dei fantasmi di otto re, la stirpe di Banco che regnerà.
Macbeth li scaccia e sviene. Le streghe invitano gli spiriti aerei a destare il re svenuto.
Macbeth rinviene e incita se stesso ad accrescere il proprio potere (“Vada in fiamme, e in polve cada”).
Atto IV
Ai confini della Scozia e dell’Inghilterra, i profughi scozzesi piangono le sorti della patria in mano a un tiranno che la insanguina (“Patria oppressa”), infatti Macbeth ha fatto uccidere i figli e la moglie di Macduff, il quale ne piange le sorti (“Ah, la paterna mano”).
Malcolm, figlio di re Duncano, alla testa dei soldati inglesi, insieme a Macduff invita alla rivolta contro il tiranno (“La patria tradita”).
Durante la notte nel castello, Lady Macbeth è colta da sonnambulismo: la sua dama e il medico la vegliano e assistono ad una scena rituale: Lady Macbeth si sveglia e rievoca l’assassinio di Duncano, di Banco, di Macduff e affannosamente cerca di togliere il sangue dalle mani, inutilmente. (“Una macchia… è qui tuttora”).
Le truppe nemiche assediano il castello di Macbeth che dichiara di non temere nulla in quanto le streghe hanno profetizzato che nessun nato di donna gli può nuocere.
Tuttavia Macbeth si sente sfuggire la vita ed è consapevole che nessuno onorerà la sua memoria (“Pietà, rispetto, amore”) e resta fermo anche all’annuncio della morte di Lady Macbeth.
La scena presenta una pianura circondata da alture e boscaglie; il fondo della scena è occupato dai soldati inglesi, i quali lentamente avanzano nascondendosi dietro a fronde d’albero (la foresta che si muove).
Quando Macbeth apprende che la foresta di Birnam si muove, grida al tradimento e, impugnati spada e pugnale, fronteggia Macduff ricordandogli il presagio delle streghe, ma Macduff gli dice di non essere nato da donna ma di essere stato tolto dal seno materno, e battendosi disperatamente i due escono di scena.