Curiosità
RIGOLETTO, un gobbo, un sacco, un re. Lo sapevate che…?
- Curiosità.
Portare in scena un buffone con la gobba e con un sacco nel quale è nascosta sua figlia, uccisa al posto di un re libertino, suo nemico, scatenò uno dei più grossi “ambaradan” di censura, mai visti nella storia dell’opera.
E’ arrivato a noi un nutrito carteggio, tra Verdi, Piave, il presidente e il segretario della Fenice, la Censura, a testimonianza delle trattative lunghe e impervie, che consentirono di giungere ad un onorevole compromesso e, infine, all’allestimento dell’opera.
A proposito di tale spinosissima questione, sollevata dalla censura austriaca, Verdi così scriveva il 14 dicembre 1850 al presidente della Fenice, Marzari, protestando animatamente per le modifiche imposte al suo Triboletto:
“Non capisco perché siasi tolto il sacco: cosa importava del sacco alla polizia? Temono dell’effetto? Ma mi si permette dire, perché ne vogliono sapere più di me? Chi può fare da Maestro?
Chi può dire questo farà effetto e quello no? Tolto quel sacco non è probabile che Triboletto parli una mezz’ora al cadavere senza che un lampo venga a scoprirlo per quello di sua figlia. Osservo infine che si è evitato di fare Triboletto brutto e gobbo!! Per qual motivo? Un gobbo che canta, dirà taluno! E perché no?… Farà effetto?…non lo so, ma se non lo so io, non lo sa, ripeto, neppure chi ha proposto questa modificazione. Io trovo appunto bellissimo rappresentare questo personaggio esternamente defforme e ridicolo, ed internamente appassionato e pieno d’amore”
Finirà che il sacco e il gobbo restano, ma il re Francesco I° diventa il duca di una corte rinascimentale, ormai ben lontana e sbiadita nella memoria dei contemporanei.
2. Curiosità.
Durante le prove della prima a Venezia, l’11 marzo 1851, Verdi aveva ordinato a tutti i presenti: “Guai canticchiare “La donna è mobile” fuori dal teatro!” La romanza, così orecchiabile, doveva essere una sorpresa per tutti. Perché?
Si trattava di una rarità: una canzone del ‘500, di Jean de Nivelle, che Francesco I° aveva in parte inciso nel telaio di una finestra del suo castello.
L’originale dice: “Spesso la donna è incostante. / E chi la crede fedele è un pazzo. / Molto spesso la donna/ E’ solo una piuma al vento”.
Con il suo libretto, Piave consegnerà alla storia della musica anche i versi di questo personaggio, sconosciuto ai più.
3. Curiosità.
Molto interessanti i titoli di ripiego, cui farà ripetutamente ricorso la censura, durante il primo decennio di vita dell’opera:
Viscardello, utilizzato nello Stato Pontificio, nel Granducato di Toscana e nel ducato di Modena e Reggio (con la vicenda ambientata nei dintorni di Boston, con la trasformazione del duca di Mantova in duca di Nottingham e con Gilda, non più rapita, ma convinta con l’inganno a recarsi a palazzo).
Lionello, limitato al Regno delle due Sicilie.
Clara di Perth, utilizzato una sola volta a Napoli nel 1853.
Infine, con l’unificazione politica d’Italia, il titolo originale prenderà gradualmente il sopravvento, finché, dopo la presa di Porta Pia del 1870, con la fine della Roma papalina, Rigoletto diventerà definitivamente…RIGOLETTO!
A cura della prof.ssa Mirella Mostarda
TRAMA
ATTO I
Nella sala del Palazzo Ducale di Mantova è in corso una festa. Cavalieri, Dame e Paggi si accompagnano a musica e scrosci di risa.
Il Duca di Mantova svela al fido Borsa il suo intento: insidiare una giovane ragazza che da tre giorni vede uscire dal Tempio e che ha già seguito fino a casa. Il Duca però ancora non sa che trattasi di Gilda, la figlia di Rigoletto (il deforme buffone di Corte).
Borsa cerca di dissuaderlo, facendogli notare tutte le belle dame presenti alla festa. Il Duca torna quindi a corteggiare la Contessa di Ceprano, donna su cui ha già puntato gli occhi.
Il Duca e la Contessa si allontanano insieme, provocando le ire del Conte che li segue. Rigoletto – assistendo alla scena – sbeffeggia il Conte.
Marullo intanto, racconta ad un gruppo di astanti, la nuova notizia: ha visto il gobbo e deforme Rigoletto insieme ad una donna, probabilmente sua amante.
Il Duca parla con Rigoletto dei problemi che sta avendo ad avvicinare la Contessa di Ceprano senza che il Conte li infastidisca. Rigoletto propone allora al Duca di esiliarlo o decapitarlo. Il Duca rimprovera il buffone di prendere troppo alla leggera le parole e di estremizzare lo scherzo. I due non sanno però che il Conte di Ceprano ha ascoltato questa loro conversazione.
Irrompe nella sala l’anziano Conte di Monterone; vuole vendicare l’onore di sua figlia, sedotta anch’ella dal Duca di Mantova.
Rigoletto segue la scena deridendo l’anziano uomo. Il Conte allora rivolge una maledizione verso il Duca di Mantova e verso Rigoletto, rimproverandolo di deridere il dolore di un padre. Due alabardieri portano via il Conte di Monterone, mentre Rigoletto rimane profondamente turbato da quelle parole.
Mentre ritorna a casa ripensando alla serata, Rigoletto viene avvicinato da Sparafucile. Il sicario gli offre i suoi servigi, offrendogli l’uccisione dei suoi nemici in cambio di denaro. Gli racconta di come utilizzi sua sorella Maddalena per attirare gli uomi in cerca di avventure, e poi li uccida. Rigoletto però lo allontana e torna a casa.
Entrato in casa viene accolto dalla figlia Gilda. Rigoletto ha paura che possa succederle qualcosa (il suo ruolo di buffone di Corte lo espone a farsi molti nemici). La giovane lo rassicura dicendogli che da quando si è trasferita lì (tre giorni prima) è uscita di casa solo per andare al Tempio. Gilda non conosce ancora il nome del padre, nè tantomeno è a conoscenza del suo ruolo a Corte.
Rigoletto raccomanda a Giovanna – la custode della giovane ragazza – di vegliare su di lei e proteggerla.
Rigoletto esce a controllare se qualcuno l’abbia seguito; furtivamente il Duca di Mantova entra in casa inosservato e scopre che Gilda è in realtà la figlia di Rigoletto.
Porge una borsa a Giovanna per farla tacere comprandone il silenzio. Raggiunge Gilda la quale, vedendolo, riconosce in lui il bel giovane che ha attirato la sua attenzione al Tempio. I due si giurano subito amore. Quando la ragazza chiede quale sia il suo nome, il Duca risponde di essere un povero studente di nome Gualtier Maldè.
Udendo dei rumori all’esterno, il Duca si allontana, credendo che Rigoletto stia rientrando in casa.
Intanto Marullo, Borsa, il Conte di Ceprano e altri cortigiani armati si stanno recando verso casa di Rigoletto per rapire quella che loro credono l’amante del buffone di Corte e così vendicarsi di lui. Lungo il tragitto incrociano proprio Rigoletto; al buio fitto egli non riconosce il gruppo di persone, solo Marullo si fa avanti. Gli dice che sono diretti a casa della Conte di Ceprano, per rapire la Contessa e portarla al Duca. Rigoletto – rassicurato – decide di unirsi a loro. Il gruppo di cospiratori lo obbliga a indossare una maschera e una benda che lo rendono incapace di vedere e udire.
Giunti sotto casa, piazzano una scala per salire sul terrazzo ed entrare nella casa; Rigoletto rimane fuori a tenere la scala per gli assalitori.
Il gruppo entra e rapisce la giovane Gilda, lasciando cadere in strada lo scialle della giovane. Dopo un po’ di tempo, non vedendo tornare gli assalitori, Rigoletto si toglie maschera e benda; riconosce allora la sua casa e vede in terra lo scialle della figlia.
Preso dalla disperazione, ripensa alla maledizione lanciata dal Conte di Monterone.
ATTO II
L’indomani mattina, il Duca di Mantova scopre che la sua amata Gilda è stata rapita: giura vendetta verso i rapitori. Poi però Marullo, il Conte di Ceprano, Borsa e gli altri entrano nel salotto del Palazzo Ducale, raccontando al Duca di aver rapito e condotto a Palazzo “l’amante” di Rigoletto.
Il Duca trasale, capendo subito trattarsi della sua amata Gilda. Si allontana dunque per incontrare la sua amata.
Rigoletto entra a Palazzo, fingendo indifferenza, cercando di scoprire dove i rapitori hanno nascosto sua figlia. Capendo che è in compagnia del Duca, si getta verso la porta della camera, ma i cortigiani si frappongono per bloccarlo.
Alla fine Gilda esce dalla camera e abbraccia il padre: gli confessa di aver perso l’onore e essersi innamorata di quello che credeva essere un povero studente.
Rigoletto giura dunque vendetta verso il Duca.
ATTO III
Una locanda diroccata, appena fuori dalla città di Mantova. Rigoletto e Gilda sono lì fuori in attesa; all’interno solo Sparafucile.
Gilda confessa al padre di amare il Duca di Mantova. Rigoletto le spiega che non è l’uomo che lei crede, che corteggia molte donne e poi le abbandona.
All’interno della locanda intanto entra il Duca di Mantova vestito da semplice Ufficiale di Cavalleria, chiedendo una stanza e del vino.
Sparafucile dà un segnale e sua sorella Maddalena entra nella locanda. Il Duca si lancia nel corteggiamento della giovane donna.
All’esterno Rigoletto e Gilda assistono alla scena. La giovane innamorata rimane scioccata dall’udire quelle stesse parole – una volta indirizzate a lei – rivolte a un’altra donna. Rigoletto le intima di partire in sella a un cavallo e andare a Verona; lui l’avrebbe raggiunta il giorno successivo.
Sparafucile esce dalla locanda per parlare con Rigoletto: riceve da lui una parte del denaro per portare a compimento l’uccisione del Duca. Rigoletto si allontana, impartendo al sicario un ultimo ordine: vuole essere lui stesso a gettare nel fiume il corpo senza vita del Duca.
Intanto la giovane Maddalena sta cedendo al fascino del Duca, tanto da provare un sentimento per lui. Sparafucile rientra nella locanda e fa accomodare il Duca in una stanza per la notte.
Gilda – non potendo sopportare di abbandonare il suo amato – torna verso la locanda, travestita da mendicante.
All’interno sente Sparafucile e Maddalena che parlano dell’imminente uccisione del Duca. Maddalena si è invaghita del giovane e vorrebbe salvarlo, proponendo al fratello di uccidere invece Rigoletto e rubargli il resto del denaro. Viste le rimostranze del fratello, Maddalena propone una soluzione alternativa: se qualcuno fosse entrato nella locanda prima di mezzanotte, l’avrebbero ucciso al posto del Duca e intascato il resto dei soldi da Rigoletto.
Sentendo queste parole, Gilda capisce che anche Maddalena è innamorata del giovane Duca. Decide allora di immolare la sua vita per risparmiare quella del suo amato: bussa alla porta della locanda e va incontro alla sua fine.
Rigoletto fa ritorno alla locanda: consegna il denaro a Sparafucile e riceve un sacco con dentro quello che pensa essere il corpo del Duca.
Parte verso il vicino fiume per gettarvi il cadavere. Arrivato alla sponda del fiume, ode però una voce in lonatananza: quella del Duca.
Rigoletto apre allora il sacco per vedere cosa contiene: vi scopre la figlia ormai moribonda. Gilda chiede al padre di perdonare questo suo gesto d’amore e di perdonare il suo amato Duca. Con queste parole la giovane si spegne.
Rigoletto urla il suo dolore contro la maledizione del Conte di Monterone e si accascia sul corpo senza vita della figlia.