G. Puccini – Suor Angelica – Curiosità – Trama – Libretto

SUOR ANGELICA…” Povera monachina mia! Sono molto triste!”  Lo sapevate che…?

1.Curiosità

La gestazione di Suor Angelica è molto interessante e ci rimanda a suor Enrichetta, la badessa di Vicopelago, la “monachina”, come Puccini chiamava la sorella. Lei stessa gli aveva suggerito il soggetto dell’opera, un fatto vero accaduto nel loro ordine: Suor Angelica, figlia di principi, si uccide alla notizia che è morto il suo bambino, nato da una relazione colpevole quando lei viveva nel mondo.

2. Curiosità

La sorella monaca aveva, anche lei, una buona istruzione musicale e aderì con gioia alla richiesta del fratello di venire a comporre in convento.

Così Puccini conobbe da vicino la vita claustrale, sistemato in una stanza-studio col pianoforte. Dunque, spiava ogni cosa dal vero: le campanelle, i fiori, i bisbigli, le preghiere delle suorine…E alle monache insegnava il canto.

3. Curiosità

Puccini lesse alle suore la trama di Suor Angelica e chiese che lo aiutassero a risolvere lo scottante problema del finale, la redenzione della monaca suicida. Le suore, in lacrime, implorarono che la peccatrice, tanto buona, fosse salvata. Era giusto così. Maria dal cielo, la madre di tutti i bambini, voleva così.

4. Curiosità

Giacomo era solito fare offerte al convento di Vicopelago. Solitamente consegnava il portafoglio nella mano della sorella, che prendesse quanto le necessitava. Enrichetta, molto lusingata, prendeva sempre poco.

5. Curiosità

Quando la sorella Enrichetta passò a miglior vita nel 1922, Giacomo si afferrò alle sbarre della finestra, nel parlatorio del chiostro, singhiozzando: “Povera monachina mia! Sono molto triste! Così è il mondo”.

6. Curiosità

Nonostante l’abitudine di rappresentare le tre opere separatamente, l’intenzione di Puccini era quella di mantenere l’unità del Trittico: Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi. E in questa forma riscosse un buon successo a New York, il 14 dicembre 1918: commenti favorevoli per Gianni Scicchi, molte perplessità per Suor Angelica.

                                                                  A cura di Mirella Mostarda

La trama

L’azione si svolge verso la fine del XVII secolo, tra le mura di un monastero. Da sette anni Suor Angelica, di famiglia aristocratica, ha forzatamente abbracciato la vita monastica per scontare un peccato d’amore. Durante questo lungo periodo non ha saputo più nulla del bambino nato da quell’amore, che le era stato strappato a forza subito dopo la nascita.

L’attesa sembra finalmente terminata: nel parlatorio del monastero Angelica è attesa a colloquio dalla zia principessa. Ma la vecchia signora, algida e distante, non è venuta a concederle il sospirato perdono, bensì a chiederle un formale atto di rinuncia alla sua quota del patrimonio familiare, allo scopo di costituire la dote per la sorella minore Anna Viola, prossima ad andare sposa. Il ricordo di eventi lontani ma mai cancellati dalla memoria e la possibilità di avvicinare una persona di famiglia spingono Angelica a chiedere con insistenza notizie del bambino.

Ma con implacabile freddezza la zia le annuncia che da oltre due anni il piccolo è morto, consumato da una grave malattia. Allo strazio della madre, caduta di schianto a terra, la vecchia non sa porgere altro conforto che una muta preghiera. Il pianto di Angelica continua, soffocato e straziante, anche dopo che la zia, ottenuta la firma, si allontana. Nel suo animo si fa strada l’idea folle e disperata di raggiungere il bambino nella morte per unirsi a lui per sempre. È scesa intanto la notte e Suor Angelica, non vista, si reca nell’orto del monastero: raccoglie alcune erbe velenose e con esse prepara una bevanda mortale.

D’improvviso, dopo aver bevuto pochi sorsi del distillato, Angelica è assalita da un angoscioso terrore: conscia di essere caduta in peccato mortale, si rivolge alla Vergine chiedendole un segno di grazia. E avviene il miracolo: la Madonna appare sulla soglia della chiesetta e, con gesto materno, sospinge il bambino fra le braccia protese della morente.