LA BOHEME…che esagerazioni!
Lo sapevate che?
- Curiosità
Nel tardo autunno del1880, Giacomo Puccini studiava al Conservatorio di Milano. Allo studente ventiduenne la grande città piacque subito. Alla trattoria Excelsior incontrava Catalani e Mascagni. Viveva modestamente in una stanza, che dopo un anno gli toccò dividere con un cugino e col fratello Michele, iscritto anche lui al Conservatorio; coabitò anche con Mascagni. Un ambiente da bohème, gelido d’inverno, come scriveva allo zio, chiedendo un contributo per acquistare una stufa:” La spesa per la stufa non è grande, ma quel che mi dà a pensare è il carbone che costa tanto e in capo al mese monta qualche soldo”. Come per altre opere, anche per Bohème Puccini si faceva “ghermire” dalle situazioni reali trasferendole sulla scena con accenti di verità.
2.Curiosità
Nella casa del Maestro, a Torre del Lago, mentre lavorava alla Bohème, si riunivano alcuni pittori e scrittori, formando un allegro sodalizio conviviale, che Puccini denominò scherzosamente “Club Bohème”. Questo ambiente gli divenne presto assai caro e ne sentiva pungente la nostalgia, quando era costretto ad allontanarsene. A lui piaceva sentirsi circondato da mattacchioni spregiudicati ma sensibili.
3.Curiosità
Puccini non andò a Parigi, al Quartiere Latino, per conoscere da vicino l’atmosfera della Bohème di Murger, un ambiente di artisti liberi ma squattrinati. Sapeva che la bohème poteva esserci dovunque, a Parigi come a Milano o a Torre del Lago e che contavano i sentimenti e i comportamenti dei personaggi. La scelta si rivelò esatta, anche per merito dei due librettisti Illica e Giacosa, letterati con le carte in regola.
4. Curiosità
Ma durante la “genesi” di Bohème, Giacosa dava segni di insofferenza. Si sentiva perseguitato dalle imposizioni di Puccini, che di continuo cambiava richieste: “Correggere, tagliare, riappiccicare, gonfiare a destra per smagrire a sinistra”. “Che esagerazioni!”, brontolava il librettista con Giulio Ricordi. Per tre volte minacciò di piantare la partita a metà; alla fine dovette ricredersi: Puccini, davvero bravissimo,” ha sorpassato ogni mia aspettativa”, confessava all’editore.
A cura di Mirella Mostarda
Trama
L’esistenza spensierata di alcuni giovani artisti bohémien nella Parigi del 1830, costituisce l’ambientazione dei diversi episodi in cui si snoda l’intera opera.
QUADRO I
Nella soffitta
Il periodo è la vigilia di Natale. Marcello (un pittore) e Rodolfo (un poeta) tentano di scaldarsi davanti a un caminetto. Marcello sta dipingendo, mentre Rodolfo usa le pagine di un suo poema per ravvivare il fuoco.
Si unisce a loro prima il filosofo Colline e in seguito il musicista Schaunard con un cesto di cibarie e la notizia di aver finalmente guadagnato qualche moneta. L’inaspettata visita di Benoît (il padrone di casa) smorza gli entusiasmi.
Con uno stratagemma il padrone di casa viene allontanato e il gruppo di amici si reca al caffè Momus.
Rodolfo rimane indietro, promettendo di raggiungerli non appena avesse finito di scrivere il suo articolo.
Mimì, la giovane vicina di casa, bussa alla porta di Rodolfo per chiedergli una cortesia: il suo lume si è spento e vorrebbe una candela per riaccenderlo. La ragazza però ha un mancamento: è il primo sintomo della tisi.
Quando alfine si accinge a tornare a casa, si rende conto di aver perso la chiave della sua stanza. Sia Rodolfo che Mimì si inginocchiano per cercarla; nella concitazione del momento, entrambi i lumi si sono spenti.
Rodolfo, volendo trascorrere più tempo in compagnia di Mimì, nasconde in tasca la chiave appena ritrovata. I due conversano delle loro vite, mentre continuano a cercare la chiave al buio. Mimì racconta di vivere da sola e di essere una rcamatrice di fiori.
L’intimità dei due viene interrotta dalle grida degli amici di Rodolfo, che reclamano la sua presenza al caffè; Mimì gli propone di accompagnarla, quindi entrambi si recano al caffè Momus
QUADRO II
Al caffè Momus
Il gruppetto di amici si ricongiunge al caffè Momus, dove Rodolfo presenta agli altri la giovane Mimì.
Intanto giunge anche Musetta, una vecchia fiamma di Marcello, insieme al ricco e non più giovane Alcindoro. Lei aveva lasciato Marcello per tentare nuove avventure. Musetta fa di tutto per attirare l’attenzione di Marcello, arrivando a togliersi una scarpa e scoprire la caviglia, con la scusa di un dolore improvviso al piede.
Marcello non può resisterle e si ricongiunge quindi alla giovane. La coppia di amanti ritrovati insieme al gruppo di amici, se ne va, lasciando ad Alcindoro la scarpetta e il conto.
QUADRO III
La Barriera d’Enfer
E’ giunto ormai il mese di Febbraio e la neve ricopre qualunque cosa. Le due coppie di giovani amanti scoprono ben presto che la convivenza è impossibile. I litigi tra Marcello e Musetta scatenati dalla gelosia sono ormai la norma, così come le incomprensioni tra Rodolfo e Mimì. Lei viene incolpata di eccessiva leggerezza e infedeltà.
Rodolfo ha intuito la malattia di lei, capisce anche che vivere in una soffitta potrebbe peggiorare le sue condizioni.
Il ricordo dei bei momenti passati insieme ha però la meglio, e i due rinviano l’inevitabile addio all’ormai prossima primavera.
Musetta e Marcello si separano dopo l’ennesima lite.
QUADRO IV
Di nuovo in soffitta
Marcello e Rodolfo, separati ormai da Musetta e Mimì, parlano dell’amore e delle pene che porta con sè. L’atmosfera diventa più giocosa condo sopraggiungono anche Colline e Schaunard. I giochi e le battute, però, servono solo a mascherare la profonda disillusione che i quattro provano realmente.
Arriva di corsa Musetta che avverte di aver visto Mimì sulle scale, sofferente.
Musetta invia Marcello a vendere i suoi orecchini per comprare delle medicine per Mimì. Lei stessa parte alla ricerca di un manicotto per scaldare le mani di Mimì. Colline decide di contribuire, vendendo il suo amato cappotto.
Nella soffitta del loro primo incontro, Rodolfo e Mimì ricordano con tenerezza i giorni del loro amore. Mimì si spegne così, dolcemente, circondata dai suoi amici. Mimì sembra assopita; il primo ad accorgersi della sua morte è Schaunard, che lo confida a Marcello.
Rodolfo, una volta accortosi di quanto accaduto abbraccia piangendo la sua amata ripetendo straziato il suo nome.