Approfondimenti su – Dentro e oltre la radio “Il Titanic e la comunicazione”

Lo scorso 16 febbraio, nell’ambito della rubrica DENTRO E OLTRE LA RADIO, si è parlato del TITANIC , della sua radio e di come ha agito la comunicazione nella situazione di emergenza. Lo abbiamo fatto grazie al generoso supporto di Giovanni Orso Giacone. Giovanni, oltre alle sue competenze, ha messo a disposizione una serie di immagini che si potranno trovare anche nella slide – show a corredo della trasmissione sopra accennata. Inoltre ha reso disponibili una serie di scritti che affrontano la tematica da differenti punti di vista. Li riproponiamo di seguito ringraziandolo ancora per il fattivo contributo.

Giovanni ha anche condiviso con AMERIARADIO una serie di interessantissimi filmati che, dietro sua espressa autorizzazione, di volta in volta, saremmo lieti di visualizzare con chi ce lo richiederà.

SISTEMA RADIO DEL TITANIC

Il lavoro svolto a bordo dai  due ufficiali marconisti onorarono  la loro professione. Jack Phillips morì di ipotermia vicino alla scialuppa pieghevole B ed il suo corpo non fu mai più ritrovato. Harold Bride lascio’ la vita di mare dopo la I° Guerra Mondiale. Morì in Scozia nel 1956 dimenticato da tutti.

Nel gennaio del 1912 al TITANICfu assegnato il nominativo radio di  MUC e successivamente  cambiato in MGY. Le radio apparecchiature Marconi furono provate in mare il 2 Aprile durante le prove generali ed i marconisti  Phillips e Bride passarono tutto il giorno a provare gli apparati e  tarare le antenne scambiando rapporti con le stazioni costiere del Malin Head (costa nord dell’Irlanda),  Liverpool – Seaforth e con Bruce Ismay negli uffici della compagnia a Liverpool, informandola  sugli sviluppi delle prove in mare.

Il 3 aprile la stazione radio era  in perfetto ordine: Phillips e Bride scambiarono messaggi con le stazioni costiere di Tenerife, a circa 3.800 Km e spesso con Port Said distante circa 6.600 Km. La mattina della partenza, il 10 Aprile, i due R/T ricontrollarono a fondo gli apparati e le antenne accertandosi che tutto fosse a posto.

I loro turni di servizio erano cosi stabiliti : Phillips era il  responsabile del servizio e montava dalle ore  20:00 alle 02:00, mentre Bride copriva il turno dalle 02:00 alle 08:00. Durante il giorno non c’erano orari, poiché i due R/T si gestivano tranquillamente il lavoro a seconda delle esigenze. La sala radio era sempre presidiata da almeno un operatore. La stazione radio di bordo o “Marconi room” come veniva chiamata, era situata sul “boat deck”, (ponte lance) ed era posizionata subito dietro le strutture della plancia di comando e degli alloggi ufficiali.

L’alloggio dei marconisti era situato in una stanza separata a tribordo della sala radio, collegata alla stazione radio da una porta comunicante. La sala radio era inoltre collegata con le 50 linee telefoniche della nave ma non esisteva una connessione telefonica diretta con la plancia. Questo problema fu risolto in un secondo tempo, dopo il disastro,  sulle navi gemelle del TITANICmettendo in comunicazione diretta la plancia con la sala radio. Per il normale traffico radio diretto ai passeggeri del TITANIC “ADVISELUM” fu la parola assegnata. I messaggi diretti ai passeggeri, venivano ricevuti e trascritti a mano da un operatore. Durante le 36 ore trascorse tra la partenza da Southampton e la collisione, i marconisti del TITANIC  inviarono e ricevettero 250 telegrammi.

L’apparato trasmittente del Titanic era della Marconi Co. ed era a scintilla piena  con scaricatore sincrono rotante ed aveva una potenza di 5 Kw . Possedeva un campo di azione di 500 Km circa durante le ore diurne, mentre di notte era in grado di coprire circa 3800 Km. La tensione di alimentazione di bordo era di 100 volt c.c. e veniva convertita tramite un alternatore pilotato da un motore c.c. in tensione alternata. Due regolatori di campo, uno in serie al motore e l’altro all’alternatore, permettevano all’operatore di regolare sia la frequenza che la tensione, essendo così possibile raggiungere la condizione di risonanza necessaria per avere un’appropriata scintilla.
Un trasformatore elevava poi la tensione a 20.000 volt c.a. necessari per caricare i condensatori principali. Un tasto sul tavolo dell’operatore, permetteva di attivare due chiavi elettromagnetiche, inserite sul circuito primario, ad intervalli che corrispondevano ai segnali dell’alfabeto Morse. I condensatori immagazzinavano la carica ad alta tensione sino al comando di scarica proveniente dal tasto dell’operatore. Per ottenere la lunghezza d’onda di 600m (500 KHz) erano collegati in paralelo mentre per quella di 300m (1000 KHz) il collegamento era in serie. Un’induttanza a spirale era inserita nel circuito per sintonizzare la frequenza di oscillazione con la lunghezza d’onda del circuito di aereo. Era anche previsto un dispositivo di protezione dell’apparato ricevente dalle alte tensioni in gioco in quello trasmittente e dalle scariche atmosferiche.

L’apparato ricevente formato da  un detector magnetico, veniva impiegato insieme ad un sintonizzatore multiplo Marconi sostituendo i rivelatori a coherer precedentemente impiegati e di scarsa efficienza. Il detector convertiva le oscillazioni in radiofrequenza ricevute in correnti elettriche che i tre distinti circuiti del sintonizzatore filtravano da frequenze indesiderate e dai disturbi vari. Quindi, un condensatore eliminava le armoniche indesiderate e forniva il segnale alle cuffie dell’operatore. Era previsto anche un ricevitore valvolare Marconi..

I 6 volt per i filamenti delle valvole Fleming erano forniti da una batteria separata. Il Titanic era dotato di un’ antenna a “T” che salendo verticalmente dal tetto della Marconi Silent Room (dove erano collocati tutti gli apparati rumorosi di trasmissione) si collegava con i quattro conduttori orizzontali, stesi tra i due alberi maestri della nave posti ad una distanza relativa di circa 190 metri . Il valore fondamentale di lunghezza d’onda dell’antena era, così, di 325m, ottimo per la lunghezza d’onda dei 600m, accettabile per quella dei 300. Caratteristici dell’impianto erano poi gli isolatori Bradfield che permettevano di isolare perfettamente i cavi di antenna, sottoposti al valore elevato di tensione citato, della massa delle strutture metalliche della nave. Il terminale di questo isolatore era collocato all’interno della Marconi Room (attigua alla precedente sala e contigua al quadrato ufficiali), dove lavoravano gli operatori radio della Compagnia Marconi Co. Nel caso di perdita di potenza o di avaria del dispositivo di trasmissione principale, era disponibile un apparato speciale in grado di produrre una scintilla “piena” con autonomia operativa di 6 ore e raggio d’azione di circa 150 km.
Degli accumulatori tenuti sotto costante ricarica dalla rete elettrica della nave, fornivano l’energia per la scarica che poteva essere controllata dall’operatore a mezzo di un tasto. L’accettazione dei messaggi telegrafici da trasmettere avveniva allo sportello della Purser’s Enquiry sul ponte C e trasmesso alla Marconi Room attraverso un complesso sistema di posta pneumatica. La via opposta seguivano i messaggi ricevuti e da distribuire ai passeggeri.

Questo era il R.M.S. “TITANIC”, il transatlantico piu’ tecnologico, piu’ lussuoso, piu’ veloce e piu’ grande del mondo, affondato il 15 Aprile del 1912. Costruito a Belfast nell’ Irlanda del Nord presso i cantieri Harland and Wolff,  le sue misure erano di 290 mt. di lunghezza, 28 mt. di larghezza e 52 mt. di altezza. Viaggiava ad una velocita’ di 23 nodi circa, quasi 43 km orari (non pochi per l’epoca!) ed aveva un equipaggio di 899 persone. La sua propulsione era a vapore, affidata a 29 caldaie che facevano girare tre eliche del diametro di circa sette mt.

Lo Zio Giovanni Testimone e cameriere a bordo del Carpathia

Quando ero bambino (Parla Giovanni Orso Giacone – ndr), nel 1959, mentre i miei genitori si recavano al lavoro, stavo spesso con questo signore che noi chiamavano zio Giovanni, ma che in realtà era un amico di mio nonno. All’epoca zio Giovanni aveva circa 71 anni e di cognome si chiamava Zuliani, classe 1888. Lui ci raccontava che da giovane faceva il cameriere e nel 1910 essendo senza lavoro, assieme ad un amico dal natio Piemonte era andato a Palermo, dove, dopo varie peripezie era riuscito a imbarcarsi sulla nave da crociera Carpathia in qualità di aiuto cameriere. Raccontava che era una bellissima nave, lussuosa e piena di luci e con un equipaggio splendido. A bordo i passeggeri erano uomini ricchi e donne bellissime che sfoggiavano abiti e cappelli all’ultima moda e che potevano permettersi di viaggiare anche per mesi da una capo all’altro della terra. Anche il comandante era una brava persona anche se lo sguardo era burbero e severo: si chiamava Arthur H. Rostron soprannominato dall’equipaggio “Il Delfino” per la maestria che dimostrava nel comando della sua nave e nel gestire con garbo i suoi passeggeri. Dalle sue parole si evinceva che amava di più la sua nave che tutte le donne che gli stavano intorno. Lo zio Giovanni, nei momenti di libertà aveva stretto amicizia con il radiotelegrafista, conversando con lui approfittava per imparare un po’ di inglese. Ricordo che un giorno lo zio Giovanni ci raccontò questo episodio: “Nel 1912 avevo 24 anni e sul Carpathia stavamo tornando da un magnifico viaggio in terre lontane e la nostra rotta era Gibilterra. La notte si presentava tranquilla, il mare era piatto e in cielo brillava una bellissima luna. Mi ero appena addormentato, quando suonò l’allarme; “il Delfino” ci voleva tutti sopra in coperta per dirci che era arrivato un S.O.S. dal Titanic che stava affondando e che bisognava mettersi tutti al lavoro per arrivare a soccorrerlo nel minor tempo possibile. Abbiamo sgomberato tutta la prua e steso per terra dei teli di caucciù, abbiamo preparato delle cataste di coperte mentre il medico di bordo apprestava delle barelle e il necessario per soccorrere e medicare i naufraghi. Il comandante dette l’ordine di virare la nave e di evitare di accendere le luci per non consumare ulteriore energia che serviva per spingere la nave a tutta velocità. Io intanto ero sceso in cucina con altri a preparare cibi caldi e riempire grossi termos di latte e caffè caldi. Dopo aver viaggiato alcune ore a forte velocità arrivammo in un mare diverso: abbiamo visto galleggiare sull’acqua montagne di ghiaccio più alte della nave. Intorno alle ore 04.20 del 15 aprile 1912 arrivammo sul luogo del disastro, sono uscito dal ponte di prua e ho visto una scena da brivido: tante scialuppe che galleggiavano come morte, pezzi di legno, tante valigie e molti salvagente che galleggiavano. Molte persone anche a bordo delle scialuppe erano morte gelate per il grande freddo. Abbiamo issato a bordo tantissime persone, pochi erano i feriti ma tanti erano fuori di testa per lo spavento, e questo ricordo terribile me lo porterò fino alla fine dei miei giorni. Bene ragazzi per oggi la storia è finita, domani ve ne racconterò un’altra meno triste.” 

MARCONI E IL TITANIC

Marconi venne invitato dalla White Star Line, quale personalità famosa in tutto il mondo, a imbarcarsi, assieme alla moglie Beatrice O’ Brien, sul Titanic nel viaggio inaugurale in partenza il 10 aprile. Gli era stato riservato, come ebbe a riferire al suo collaboratore Marchese Solari, un sontuoso appartamento con la sola condizione di permettere di reclamizzare la sua presenza sulla nave. Marconi accettò l’invito in quanto avrebbe così unito l’utile al dilettevole; doveva infatti recarsi a New York per tenere una conferenza il 17 aprile, su invito della Elettrical Society of America. Dopo pochi giorni però Marconi comunicò a Solari: “Non parto più col Titanic. Ho un monte di lettere cui debbo rispondere. Ero di ciò preoccupato (Lei sa come io detesti scrivere), quando stamane mi ha telefonato la stenografa del transatlantico Lusitania, una intelligentissima ragazza che non soffre il mal di mare (mentre il mio segretario a bordo è morto in quanto soffre di mal di mare) e che mi ha proposto di aiutarmi a sbrigare la corrispondenza arretrata durante la traversata. Il Lusitania parte due giorni prima del Titanic e, come mi diceva quella stenografa il Lusitania è una nave ormai sperimentata”.   La moglie avrebbe invece viaggiato sul Titanic e si sarebbe incontrata con Guglielmo a New York per un breve periodo di vacanza. Il figlio Giulio mandò però involontariamente all’aria anche questa ipotesi: fu infatti colpito da una allarmante febbre infantile che costrinse la madre a rinunciare al viaggio. Così il Destino decise che Marconi e sua moglie si salvassero dall’imminente tragedia.   Anche il Titanic riceveva quotidianamente notizie dalla potente stazione di Poldhu che venivano stampate sul giornale.

UN PO’ DI STORIA , FINO AI GIORNI NOSTRI

Nella notte tra il 14 e 15 aprile 1912 il Titanic entrò in collisione con un iceberg, provocando la morta di circa 1500 persone tra passeggeri ed equipaggio. Scopri la vera storia del Titanic.

Il 15 aprile 2018 è l’anniversario di un evento che ha provocato la morte di migliaia di persone, entrando di fatto nella storia: il naufragio del Titanic. Per questo motivo abbiamo pensato di fare luce sulla vera storia del il transatlantico salpato dal porto di Southampton (Inghilterra) quattro giorni prima della tragedia, avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912.

In pochi conoscono la vera storia del Titanic ma tutti, grazie al film di James Cameron tratto dall’omonima vicenda, o leggendo libri come  Lo spettro del ghiaccio, dello scrittore e storico britannico Richard Davenport-Hines, e Titanic. La vera storia di Walter Lord (resoconto più fedele e toccante del disastro), hanno oggi un’idea chiara di quanto sia successo. O così pensano.

 

La vera storia del Titanic

Il Titanic, di proprietà della compagnia White Star Line e con a bordo ben 2.227 persone tra passeggeri ed equipaggio, alle 23:40 del 14 aprile 1912 si scontro con un gigantesco iceberg.

Inizialmente le persone coinvolte nel grave incidente marittimo ebbero percezioni diverse sull’accaduto: c’è chi durante l’impatto con l’iceberg sentì solo un lieve fremito del Titanic, e chi invece quel vibrare lo percepì in modo forte, violento.

In seguito all’impatto iniziò un vero e proprio passaparola, un vociferare tra le tre diverse classi della nave. I passeggeri però, convinti che il Titanic fosse una struttura inaffondabile, si mostrarono tranquilli, ignari che di lì a poco sarebbe accaduto l’inevitabile.

Con il tempo, però, tutta quella calma cessò di esistere: i vari scompartimenti del Titanic iniziarono ad allagarsi, provocando l’inclinazione dello scafo verso poppa.

A capo della nave, progettata per offrire un collegamento settimanale con l’America e garantire il dominio delle rotte oceaniche alla White Star Line, c’era il Capitano Edward John Smith. Quest’ultimo, al suo ultimo viaggio prima del pensionamento, ignorò o non diede molto peso agli avvertimenti dei telegrafisti riguardanti la possibilità di incontrare sulla propria rotta degli iceberg.

Smith, visti i danni dopo l’incidente, diede l’ordine di imbarcare sulle poche scialuppe di emergenza disponibili prima le donne e i bambini e solo dopo gli uomini. Delle 2.227 persone imbarcate, 1.517 non si sarebbero salvate, ma questo i passeggeri non potevano saperlo. Solo il Capitano era consapevole di ciò.

L’impatto con l’iceberg provocò lo squarcio della fiancata destra del transatlantico, che affondò due ore e 40 minuti più tardi, spezzandosi in due tronconi durante il suo viaggio inaugurale da Southampton a New York. Il transatlantico terminò definitivamente la sua corsa alle 2:20 del 15 aprile 1912.

L’evento portò alla convocazione della prima conferenza internazionale sulla sicurezza della vita umana in mare, tenutasi a Londra proprio nel 1912. Il 20 gennaio 1915 venne firmato un trattato che stabilì il finanziamento internazionale dell’International Ice Patrol, un’agenzia della guardia costiera americana che si occupa di segnalare la presenza di iceberg pericolosi per la navigazione nel nord Atlantico.

Caratteristiche del Titanic

Disegnato da William Pirrie, presidente dell’industria navale Harland and Wolff, e da Thomas Andrews, capo del dipartimento di progettazione, il Titanic fu progettato per competere con il Lusitania e il Mauretania, transatlantici della compagnia rivale Cunard Line, di cui ora la White Star Line fa parte.

I lavori per la realizzazione del transatlantico iniziarono il 31 marzo 1909 e finirono il 31 marzo del 1912. Il Titanic era lungo 269 metri e largo 28 metri, mentre il prezzo per la traversata era di 3.100 dollari in prima classe, che corrispondono a circa 50.000 dollari adesso.

La propulsione del Titanic era a vapore ed erano 29 le caldaie a spingerlo, alimentate con circa 728 tonnellate di carbone ogni giorno. Le scialuppe presenti a bordo erano solo 20 per una capacità complessiva di 1178 persone: decisamente insufficienti per salvare passeggeri ed equipaggio in caso di evacuazione.

La velocità massima della nave era di 23 nodi (43 km/h) e poteva trasportare complessivamente 3547 persone. Inoltre, il Titanic svolgeva servizio postale e al suo interno, oltre a una piscina al coperto, vi erano un bagno turco e un campo di squash. Erano 34 gli alloggi privati con soggiorno, sala di lettura e sala da fumo al loro interno.

La vera storia del Titanic: verità, supposizioni e teorie

  • Durante la traversata, il Titanic fece una sosta in Irlanda per caricare sulla nave numerosi emigranti irlandesi.
  • Tra gli uomini presenti nella prima classe della nave vi erano personaggi illustri dell’epoca, tra cui la milionaria di Denver Margaret “Molly” Brown, personaggio presente anche nel film di James Cameron, la contessa Lady Lucille Duff-Gordon, la contessa di Rothes, il consigliere presidenziale statunitense Archibald Butt, lo scrittore Jacques Futrelle, i produttori di Broadway Henry e Irene Harris, e l’attrice di film muti Dorothy Gibson. Personaggi come Benjamin Guggenheim, Isidor e Ida Strauss, e John Jacob Astor persero la vita nella tragedia.
  • In prima classe si trovava anche il principale progettista del Titanic, Thomas Andrews, anch’egli presente nel film del 1992. Quest’ultimo, come si vede nella pellicola di Cameron, decise di affondare insieme alla sua nave.
  • La notte del 14 aprile 1912 furono molte le segnalazioni da parte dei telegrafisti sulla presenza di possibili iceberg sulla rotta del Titanic: il natante a vapore Baltic mandò un messaggio nel quale si segnalava la presenza di ghiaccio a 400 km di distanza, ma il direttore della White Star non diede peso alla comunicazione; un’altra segnalazione fu data dal piroscafo Amerika, ma non raggiunge mai il ponte di comando, insieme a quella della Mesaba, che non fu mai consegnato. Infine il Californian, che si trovava a pochi km di distanza dal Titanic, segnalò la presenza di un enorme campo di iceberg. L’operatore del Titanic però non prestò attenzione alla segnalazione.
  • Pare che le luci del Californian fossero state viste da molti passeggeri. Per questo gli ufficiali del Titanic, Boxhall e Rowe, provarono a mandare segnali di aiuto, anche lanciando dei razzi bianchi. Non servì: il capitano Stanley Lord si limitò a ordinare le segnalazioni con la lampada morse, senza riuscire a stabilire alcun contatto.
  • Si ipotizzò anche la presenza di una terza nave nelle vicinanze, ma non fu mai trovata una prova della sua effettiva esistenza.
  • Le vedette del Titanic, Fredrick Fleet e Reginald Lee, non erano munite di binocoli. Quindi l’avvistamenti dell’iceberg avvenne in forte ritardo.
  • Gli scienziati sostengono che se il Titanic fosse stato colpito frontalmente e quindi il comandante non avesse chiesto di virare a sinistra, la nave sarebbe arrivata a New York con soli due compartimenti stagni danneggiati.
  • Inoltre, se il primo ufficiale Murdoch avesse mantenuto la marcia in avanti, c’erano buone possibilità di sopravvivere alla collisione. Sarebbe comunque bastato virare di pochi metri la rotta della nave.
  • Solo in seguito, nel 1997, si scoprì che gli squarci sulla fiancata del transatlantico erano sei e non uno unico di 90 metri, come si pensò inizialmente.
  • I passeggeri della nave non presero sul serio lo schianto con l’iceberg, tanto che alcuni di loro usarono il ghiaccio per giocare a pallone o addirittura per rinfrescare il proprio drink a tavola. 
  • Il progettista del Titanic, Thomas Andrews, aveva solo una certezza: la nave avrebbe potuto resistere solo con quattro compartimenti allagati e non cinque, come invece accadde.
  • Nel pomeriggio del 14 aprile 1912 era in programma un’esercitazione nel caso ci fosse stata qualche emergenza, ma fu annullata. Quella stessa notte i passeggeri del Titanic, convinti fosse un’esercitazione, si lamentarono dell’orario. Non avevano ancora capito di essere in pericolo di vita.
  • Gli operatori marconisti Jack Phillips e Harold Bride inviarono ininterrottamente il segnale morse SOS, ma tutte le navi che risposero alla richiesta d’aiuto erano troppo lontane per arrivare in tempo, compreso il Carpathia che era distante ben 50 miglia dal Titanic.
  • Tra i testimoni dell’accaduto si vociferava che il capitano della nave si fosse gettato in mare dopo aver salvata la vita di un bambino.
  • Secondo alcune testimonianze, l’ultima canzone suonata dall’orchestra – nessuno dei suoi membri si salvò – al bordo del Titanic fu Neare, My God To Thee (Più presso a te, Signor).
  • La temperatura era di circa 0 gradi: le persone in mare avrebbero potuto resistere al massimo 10 minuti prima di morire per congelamento.
  • Solo la scialuppa 14 del Quinto Ufficiale Lowe tornò sul luogo dell’affondamento per verificare se ci fossero dei sopravvissuti, ma ormai era troppo tardi. Ci volle troppo tempo per trasferire i sopravvissuti da una scialuppa all’altra. L’ufficiale infatti fece ritorno solo un’ora dopo. Quattro persone furono ritrovate vive, ma tra queste un uomo morì circa un’ora dopo il recupero in mare.
  • Dopo l’affondamento, giunse sul posto dell’affondamento il Carpathia, che riuscì a recuperare i naufraghi sopravvissuti. A bordo del Carpathia si tenne una cerimonia religiosa per i dispersi. La nave giunse a New York il 18 aprile con 705 superstiti.
  • Dei 1517 morti, solo 388 corpi furono ritrovati dalla nave Mackay-Bennett, incaricata dalla White Star Line di recuperare i cadaveri.

Il Titanic: curiosità e leggende

Nel 1898 lo scrittore Morgan Robertson pubblicò la novella Futility, Or the Wreck of the Titan (Il naufragio del Titan). La storia raccontata era simile a quella del Titanic, senza contare la somiglianza con il nome: il transatlantico Titan, la più grande nave mai realizzata e di dimensioni vicine a quelle del Titanic, colpisce un iceberg nel Nord Atlantico e affonda. Le scialuppe, anche sul Titan, sono insufficienti per tutti i passeggeri.

La novella fu scritta 14 anni prima che il Titanic venisse progettato. Entrambe le navi affondarono dopo aver colpito un iceberg nel Nord Atlantico e non avevano sufficienti scialuppe di salvataggio per i passeggeri. Lo stesso Robertson, inoltre, definì il Titan “inaffondabile” nella sua opera.

Tra le maledizioni riguardanti il Titanic (tutte ipotizzate) ne ricordiamo tre:

  • La White Star Line decise di non “battezzare” le sue navi, mentre per tutti era un rito propiziatorio perché i marinai affidavano ai costrutti le loro vite.
  • Il numero della nave era 390.904, che letto al contrario ricorda la dicitura “NOPOPE”. Queste lettere rappresentavano lo slogan dei protestanti estremisti di Belfast (luogo dove è stato costruito il Titanic) contro i cattolici.
  • Dopo la scoperta della Mummia di una sacerdotessa di Amon-Ra nel 1890 in Egitto, l’acquirente di essa ha vissuto nella disgrazia. La mummia, donata al British Museum, fu poi acquistata dal giornalista William Thomas Stead, che non credette alle voci sulla maledizione. La leggenda narra che il giornalista nascose la Mummia nella sua auto per evitare problemi al momento dell’imbarco.

Secondo lo scrittore Robin Gardiner, invece, la nave che affondò non fu il Titanic ma la sua gemella Olympic. Pare infatti che i lavori del Titanic non fossero stati ancora conclusi il giorno del viaggio inaugurale. Il transatlantico venne sostituito con la Olympic, la quale aveva già subito ingenti danni dopo uno scontro precedente con la nave Hawke della Marina britannica.

Secondo lo scrittore, l’impatto con l’iceberg fu voluto per ripagare i lavori dell’Olympic con l’assicurazione, ma nessuno si sarebbe mai immaginato un epilogo simile.

Le testimonianze dei superstiti

Tra le testimonianze dei sopravvissuti per quanto riguarda l’affondamento del Titanic si ricorda quella di una coppia spagnola (Julián Padró Manent e la moglie Florentina Durán):

La confusione prendeva sempre più il sopravvento. L’orchestra io non l’ho mai sentita suonare, che mi perdonino quelli che hanno riferito il contrario. I secondi sembravano secoli, l’acqua non si fermava e non c’erano più scialuppe a disposizione. Alcuni uomini si buttarono nel vuoto, altri non riuscivano a decidersi. Caddi in una delle scialuppe che stava per essere calata in mare, dove erano quasi tutti marinai. L’imbarcazione si allontanò rapidamente dal Titanic che sembrava una balena sul punto di affondare.

Da lontano guardavo la nave affondare lentamente, ma allo stesso tempo sempre più in fretta, presto si spensero tutte le luci, le caldaie esplosero, c’era gente che urlava, un vortice nell’acqua e, all’improvviso, l’oscurità. La nave era affondata nel giro di un’ora. Passammo la notte sulla scialuppa, fino a quando arrivò il transatlantico Carpathia a trarre in salvo noi superstiti. Arrivammo a New York la sera del giovedì. Non dimenticherò mai la gente che aspettava sul molo, le famiglie dei sopravvissuti e di quelli che invece non sarebbero mai più tornati.

Un’altra testimonianza è quella di Neva Casata, figlia dell’unica superstite italiana, Argene Genovesi:

Mia mamma era incinta di due mesi di mia sorella. Forse è per questo che il marito riuscì a trovarle posto su una scialuppa. Le salvò la vita e fu l’ultima volta che la vide.

Sebastiano (il marito della madre di Neva) sentì un gran colpo e corse da mia madre. “È successo qualcosa, ma nulla di grave”, le disse. Tornò all’aperto, per capire e quindi ritornò in cabina, prese mamma tra le braccia e insieme raggiunsero il ponte lance. Nel caos indescrivibile, Sebastiano riuscì a farsi largo tra la gente e a parlare con un membro dell’equipaggio, convincendolo a farla salire su una scialuppa. Mia madre mi ha sempre detto che era la numero 11, ma pare fosse invece la 12.

Il testimone oculare Jack Thayer, a bordo di una lancia, disse:

Il ponte era leggermente girato verso di noi. Si vedevano mucchi dei quasi 1500 passeggeri rimasti a bordo che si affastellavano come sciami d’api, ma solo per ricadere a gruppi, a coppie, da soli, mentre circa 80 metri di scafo si alzavano formando con la superficie un angolo di circa 70°. Poi la nave, e con essa il tempo stesso, sembrarono fermarsi. Infine, gradualmente, il ponte si girò, come a voler nascondere l’orrendo spettacolo alla nostra vista. Improvvisamente, tutta la struttura del Titanic sembrò rompersi in due, abbastanza chiaramente sulla parte anteriore, una parte s’inclinava e l’altra si ergeva verso il cielo.

Lawrence Beesley, sopravvissuto al naufragio, aggiunse:

Prima che il ponte fosse completamente sommerso, il Titanic s’innalzò verticalmente per tutta la sua lunghezza e, forse per 5 minuti, vedemmo almeno 150 piedi della nave alzarsi sopra il livello del mare, diretta contro il cielo; poi precipitando obliquamente disparve sott’acqua.

D’improvviso un fiotto di luce dal castello di prua e un razzo s’innalzò sibilando verso il cielo, là dove le stelle ammiccavano sfavillanti sopra di noi. Salì sempre più in alto, mentre un mare di volti lo seguiva con lo sguardo e una pioggia di scintille riscesero lentamente scomparendo ad una ad una. E con un sospiro affannoso una parola sfuggì dalle labbra della folla: ‘Razzi!’.

Il colonnello Gracie, sopravvissuto alla tragedia, scrisse:

Nella zona di cui parlo, fin dove riuscivo a vedere, salivano al cielo le grida più atroci mai udite da uomo mortale, se non da chi sopravvisse a quella terribile tragedia. I gemiti e i lamenti dei feriti, le urla di chi era in preda al terrore e lo spaventoso boccheggiare di chi annegava, nessuno di noi lo dimenticherà più fino al giorno della sua morte.

Il capitano Rostron del Carpathia scrisse:

Non galleggiava nemmeno un frammento del relitto, forse un paio di sedie a sdraio, qualche cintura di salvataggio, molto sughero, ma niente di più di quei resti che spesso vengono trascinati dalla marea sulle spiagge. La nave era affondata trascinando tutto con sé. Ho visto un solo cadavere in acqua, nessuno era riuscito a sopravvivere in quel mare gelido.

Il ritrovamento del relitto

Il primo tentativo per ritrovare il relitto del Titanic fu fatto l’1 settembre 1985 grazie a una spedizione che lo localizzò a 3.800 metri di profondità, a sud est di Terranova.

Con il ritrovamento alcuni dubbi scomparvero: fu provato che la nave si ruppe in due parti. Inizialmente infatti si pensò che la nave fosse affondata intatta.

Sul luogo del ritrovamento fu deposta una targa metallica in memoria dei deceduti nel disastro marittimo. Nonostante ciò, nel 1994 furono assegnati i diritti di proprietà e di recupero sul relitto alla RMS Titanic, Inc.

Oltre ad alcuni oggetti (6000 per la precisione), fu recuperata anche una parte della fiancata della poppa. Gli oggetti recuperati sono tuttora esposti in tutto il mondo.

La vera storia del Titanic è molto più intricata di quanto si possa immaginare, almeno più del film Titanic di James Cameron con Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.

È un evento che in qualche modo, per la sua straordinarietà, ha segnato la storia e l’intera umanità. Un disastro che poteva essere evitato, un avvenimento per il quale sono morte centinaia di persone e, proprio per questo, viene ricordato ancora oggi. 

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