Ieri sera abbiamo parlato della LOBBY DEL FILO, intendendo per tale chi si occupava della gestione dei cavi sottomarini per la funzionalità del telegrafo.
Questi non vedevano di buon occhio l’avvento della radio, additandolo come grande minaccia al loro business.
A compendio di quanto raccontato nella nostra trasmissione proponiamo una sintesi di cosa è veramente accaduto intorno alla metà del 1800. A corredo riportiamo alcune suggestive immagini.
Il desiderio di accorciare le distanze stava coinvolgendo l’industria delle comunicazioni, che progettava di attraversare i mari per collegare le Nazioni. Nell’agosto del 1850 fu posato il primo cavo sottomarino destinato alla telegrafia sotto il canale della Manica, tra l’Inghilterra (Dover) e la Francia (Calais), ad opera della Società Telegrafica Anglo-Francese Submarine Telegraph Co. Il cavo rimase funzionante pochi giorni, dopo i quali venne interrotto forse dall’ancora di un pescatore. Da altre fonti si apprende che lo avesse tagliato di proposito per rubare l’involucro ritenuto d’oro. Ci si rese ben presto conto della necessità di dover irrobustire e corazzare il cavo per difenderlo dai pericoli causati dalla navigazione e dagli animali marini. L’anno successivo si compì il secondo tentativo di unire i 37 km di distanza tra Francia e Gran Bretagna, stavolta con successo. Il cavo fu costruito con un’armatura in ferro dalla Robert Stirling Newall and Company, specializzata nella produzione di cavi metallici per miniere. Nel 1852 fu stabilita la prima linea diretta Parigi-Londra. Si stava avviando il ciclo industriale della telegrafia sottomarina. Nel 1853 l’Inghilterra venne collegata con Irlanda e Belgio. Negli anni successivi fu la volta di Germania, Danimarca, Russia e Olanda. In Italia si iniziarono a posare i primi cavi sottomarini dal 1854 tra Sardegna, Corsica, La Spezia e Algeria, e nel canale di Sicilia. Erano gestiti dalla Mediterranean Electric Telegraph Company, sotto la direzione dell’ingegnere telegrafico britannico John Watkins Brett. I primi cavi impiegavano come isolante una gomma naturale, la Guttaperca, ricavata dalla pianta tropicale Gutta percha. Poiché questa varietà è spontanea dei territori all’epoca colonie europee, si crearono monopoli commerciali per il controllo della produzione. La lunghezza del cavo steso è maggiore della distanza tra le coste, poiché è necessario scendere in profondità e risalire, ma anche superare valli e rilievi subacquei. Intanto erano maturi i tempi per strizzare l’occhio anche all’America.
A metà del XIX secolo l’Atlantico costituiva la prossima sfida per l’industria dei cavi telegrafici sottomarini. I problemi tecnici, scientifici, industriali, finanziari e politici posti dalla titanica impresa fecero uscire la scienza elettrica dal piccolo laboratorio artigianale e la portarono nella grande industria. Bisognava attraversare circa 4 mila chilometri di un oceano tempestoso e imprevedibile e deporre un cavo di 2 mila tonnellate a una profondità di 5-6000 metri. Le navi del tempo erano pesanti appena un quarto del cavo. Per superare l’impasse fu necessario lo sviluppo dell’industria cantieristica britannica di metà 1800. Altri detrattori: la salinità dell’acqua, il fondo dell’oceano sconosciuto, la necessità di un isolamento perfetto del cavo, l’attenuazione del segnale sulle lunghe distanze. Dopo una progettazione e prove pratiche, nel 1854 iniziò il progetto di posa. Gli ingegneri avevano costruito un cavo formato da 7 fili di rame ciascuno, rivestito da tre strati di gutta-percha avvolti, a loro volta, in uno strato di canapa, il tutto inserito in una guaina di fili di ferro. Era molto resistente, flessibile e in grado di reggere a diverse tonnellate di trazione. L’Inghilterra finanziò l’opera mettendo a disposizione le navi, così pure gli USA. La corazzata inglese HMS Agamemnon e la fregata americana USS Niagara diventarono navi posacavi. Era il 5 agosto del 1857, ma il appena il giorno dopo il cavo era già rotto. Fu recuperato e riparato, ma si ruppe di nuovo poco dopo, a circa 3 km di profondità. Le operazioni furono interrotte. Nel 1858 ripresero i lavori. Le due imbarcazioni partirono una dall’Irlanda e una dal Canada per incontrarsi a metà oceano. E lo fecero! Il cavo atlantico fu un importantissimo passo in avanti, ma subito dopo si appalesò pieno di problemi subendo interruzioni per l’usura e le scarse competenze sul corretto voltaggio da utilizzare. Al termine della guerra di Secessione, il progetto fu rimesso in atto e un nuovo cavo posato. Anche se si ruppe poco dopo non bastò a frenare i lavori. Nel 1866, fu steso un altro cavo e, contemporaneamente, fu ripristinato quello del 1865. Questa volta i cavi ressero. I due continenti erano finalmente connessi.