L’EVOLUZIONE DEL DESIGN

Parlare di design della radio è alquanto impegnativo.

La radio occupò un posto di rilievo nei locali della casa ad uso collettivo quando la tecnologia consentì di abbandonare l’ascolto in cuffia ed utilizzare l’altoparlante: il salotto per i più abbienti, la cucina per le famiglie più modeste.  

Da fine anni ‘20 lo strumento radio ricevente, l’altoparlante, la strumentazione vennero raccolti e nascosti entro veri e propri mobili in legno dall’aspetto adorno e pesante, in stile rinascimentale, goticizzante o liberty, che dovevano rispondere alle caratteristiche di “mobile da salotto buono” e allo stesso tempo di “strumento moderno”. I primi modelli di radio che circolarono in Italia erano prodotti negli Stati Uniti ed avevano costi rilevanti: solo a titolo di esempio, ancora nel 1929, la Radiola 64 costava 12000 lire e nel 1930 la Radiola 47 era venduta a 7000 lire. Modelli di radio finalmente liberi dall’imitazione di stili storici, ma dall’aspetto sobrio e funzionale, si ebbero a partire dal modello di Figini e Pollini, vincitore alla V Triennale di Milano del 1933, del concorso indetto dalla rivista “Domus” e dalla società Anonima Nazionale del Grammofono. Questa radio, che doveva rispondere a canoni di modernità, aveva un aspetto semplice e razionale, adatto ad un oggetto tipologicamente e tecnologicamente nuovo. Vennero prodotti 200 esemplari del modello di lusso in ebano macassar e noce del Caucaso, con esili gambe in acciaio. A questa produzione elitaria conseguì uno sviluppo del tipo più economico, realizzato con materiali meno pregiati senza grammofono e senza gambe. Ebbe un successo enorme. Da questo modello con struttura scatolare, avente una chiara disposizione del quadro delle stazioni ricevibili e dimensioni contenute, derivarono molti altri modelli, come l’Audioletta della Centrale Generale dell’Elettricità, offerta nel 1934 a 925 lire, che si gloriava definirsi “prodotto italiano”.

Nel 1936 le Riviste “Domus” e “Casabella” indissero un concorso per la progettazione di una serie completa di tre mobili radio (piccolo a soprammobile; medio a mobile; grande con grammofono), realizzati con materiali “autarchici” come legno, moldrite e anticorodal.

Vinsero ancora una volta i modelli dalle forme essenziali e funzionali.

Un certo compiacimento estetico per il dato tecnologico ostentava nel 1938 la radio di Albini: due lastre portanti di cristallo Securit lasciavano trasparire l’apparecchio ricevente e quello trasmittente volutamente separati.

Tra il ’38 e il ’40 Caccia Dominioni e i fratelli Castiglioni misero a punto la Phonola 547 che ottenne un grande successo commerciale. Essa, che si presentava come un organismo formalmente unitario, aveva abbandonato ogni riferimento stilistico al passato per adottare una sagoma simile a quella dell’apparecchio telefonico.

Con la guerra la ricetrasmissione militare assorbì pressoché tutte le risorse e il design perse la priorità.

Con la ripresa economica degli anni ‘50 i Designers di apparati radio potettero sbizzarrirsi con l’utilizzo dei prodotti macromolecolari: polietilene, polistirolo, poliesteri vari, ABS, PVC e resine acriliche trasparenti.

A tal fine fu molto importante la Fiera di Milano del 1957 che ospitò una mostra internazionale per l’estetica delle materie plastiche.

Le industrie del settore radio più intraprendenti erano Brion Vega, Phonola, Zanussi, Voxson.

Il popolo dei Designers di radio è stato molto numeroso.

Si enunciano quelli che hanno disegnato alcuni apparati presenti nella attuale Esposizione:

  • Luigi Figini e Gino Pollini (La V.d.Padrone Modello Eridania -1933),
  • Piero Bottoni (CGE Supergioiello – 1949),
  • Von O. F. Henrich (Irradio IR500 – 1946);
  • Marco Zanuso Cubo Brionvega TS502).

Non possono  essere dimenticati:

  • Adriano Rampoldi (Europhon h10 – 1970),
  • Rodolfo Bonetto (Voxson tanga – 1976),
  • Pieluigi Spadolini (Radiomarelli RD120),
  • Luigi Caccia Dominioni (Phonola 547 – 1940),
  • F.lli Castiglioni (Nova radio, Phonola 547 e altre),
  • Giò Ponti (rivista Domus).

L’utilizzo di differenti materiali ha caratterizzato l’evoluzione del design. Fino al 1925 si usava il legno, con inserti in metallo nell’ultimo periodo. Dal 1925 si iniziò ad usare la bachelite. Dal 1940 gli inserti in plastica sembravano impreziosire l’ormai collaudato legno. Dal 1965 lo si abbandona definitivamente. Rimangono materiali plastici e metallici.  In un successivo capitolo si approfondirà l’argomento.

EVOLUZIONE DELLE FORME

La datazione di un apparecchio in base alle sue forme non è sempre facile.

Alla fine degli anni ’20 le strutture iniziano un percorso di “normalizzazione” pur con altoparlante e batterie separate.

Bisogna riconoscere che la storia della radio si fece negli Stati Uniti. Fino al termine degli anni ’20 i mobili erano belli, particolari, veri e propri gioielli di ebanisteria. La crisi del ’29 costrinse le fabbriche a un radicale cambiamento e chi non si è allineato ha avuto vita breve.

Dall’inizio del 1930, anche grazie all’avvento della produzione in serie, tutti gli elementi venivano riportati all’interno di un unico involucro. I modelli dell’epoca erano caratterizzati da forme arrotondate, da scale piccole che si allargavano solo dalla metà del decennio.

Nella maggior parte dei casi si sviluppavano in verticale.

I mobili di questa sobrietà sono stati appena preceduti dalle radio a cupola, o a cattedrale.

Molte fabbriche si cimentarono nella produzione delle radio a cattedrale, ma la Philco e la Philips si sono distinte per la varietà, la bellezza e la numerosità degli esemplari prodotti e messi sul mercato.

Le radio con sviluppo verticale, più semplici da costruire, e meno attraenti dal punto di vista estetico, assumevano le seguenti forme.

Negli anni 40 le radio diventano orizzontali con altoparlante a lato della scala e delle manopole. I mobili sono in legno o bachelite e possono ospitare anche i fonografi, di norma nella parte superiore. Le dimensioni continuano ad essere importanti.

Nell’immediato dopoguerra i mobili si semplificano anche se seguono la linea di inizio decennio.

La plastica viene utilizzata moltissimo, così come le pulsantiere al posto dei precedenti commutatori.

Con gli anni 50 inizia il declino delle valvole.

La produzione si apre alle radio a transistor, più piccole ed economiche.

Negli ambienti domestici la radio, sia per dimensione, che per importanza, assumerà un ruolo sempre più complementare alla televisione. 

La radio è ormai diventata un elettrodomestico.

IL DESIGN ATTRAVERSO 4 APPARECCHI PRESENTI ALLA MOSTRA

Le  radio della esposizione, a modo loro, testimoniano l’ evoluzione del design degli apparecchi radio.

Sono presenti radio a cupola, a galena, a cofanetto, nonché radio da terra con fonografo e radio classiche a sviluppo verticale e orizzontale, queste ultime con e senza fonografo.

Tuttavia se si volesse sintetizzare la dinamica di questi 29 anni attraverso delle “pietre miliari” mi riferirei a 4 apparati presenti alla Esposizione, e ai loro rispettivi Disegnatori. A mio avviso hanno segnato la storia e curvato l’evoluzione di questo affascinante periodo, determinando quattro rispettive svolte:

  • standardizzazione con la radio “La Voce del Padrone” modello 5cm, ad opera degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini (1934);
  • portabilità con la radio “Irradio” modello IR500, disegnata dall’architetto Otto Federico Henrich (1946);
  • compattamento con la radio “CGE” modello Supergioiello, ad opera dell’architetto Piero Bottoni (1950);
  • oggettivizzazione con la radio CUBO BRIONVEGA ts502, progettata da Marco Zanuso.

Per la standardizzazione si parla della radio “La Voce del Padrone” modello 5cm Eridania e degli architetti Luigi Figini e Gino Pollini.

Con riguardo alla standardizzazione nel gennaio 1933 la rivista Domus bandì, con l’accordo della S.S.Nazionale del Grammofono (La Voce del Padrone), il primo grande concorso nazionale per un modello di mobile di radiogrammofono di disegno moderno, che andasse oltre al brutto stile imitato dagli apparecchi americani, per approdare a un razionale contenitore per la radio.

Fu premiato con 5.000 lire quello degli architetti Figini e Pollini tra i 151 presentati. Questo fu lanciato dalla Società “La voce del Padrone” col nome Domus.

Nella giuria c’erano anche il comm Alfredo Bossi, consigliere delegato della S.A.N.G., l’ing Angelo Filipponi, direttore reparto radio della stessa ditta, e l’architetto Giò Ponti direttore della rivista Domus.

Il modello, con grammofono e gambe in acciaio, venne realizzato in soli 200 esemplari e venduto al prezzo di 4.500 lire

Il modello Eridania 5 CM,  versione da tavolo priva di grammofono, variante del progetto di cui sopra, costava invece 1.500 lire, pur mantenendo tutti gli elementi innovativi e provocatori del progetto originale.

Scrive l’architetto Giò Ponti sulla sua rivista Domus:

“Quando si sente la radio si deve individuare l’aspetto dell’apparecchio dove nasce il suono, non si deve indovinare se questa ultramoderna cosa sia nascosta e acquattata in un canterano rinascimento, in un credenzone gotico, in un comò Queen Anne o in una libreria Tudor”.

Con questo modello si avviava il lento processo di standardizzazione della radio. Il suo sviluppo orizzontale richiedeva minori costi di produzione.

Poteva essere inserita in differenti tipologie di ambiente.

Il successo del modello trova conferma anche nelle varie pubblicità che lo inseriscono in tutti gli ambienti sociali: medio borghese, coloniale e, addirittura, rurale.

Per la portabilità ci si riferisce alla radio “Irradio” modello IR500 e al designer Otto Federico Henrich.

L’alimentazione della IRRADIO IR500, oltre che a corrente alternata, è con batterie a secco.

E’ stata realizzata utilizzando lo chassis di un’altra radio, la Safar modello 527 riportato a fianco, prodotto dal 1946 al 1948. Molto particolare la finitura del mobile che è rivestito con un materiale simil pelle color rosso Ferrari.

Originale anche per i vari materiali utilizzati: simil pelle, cartone compresso colorato per il frontale,  legno e plastica.

Radio estremamente compatta per l’epoca, facilmente trasportabile con maniglia superiore. Il suo creatore, Otto Federico Henrich, era venuto in Italia anni prima ed aveva subito trovato lavoro come pubblicitario a La Voce del Padrone.

Fu richiamato militare in Germania, poi tornò in Italia e più di una Ditta ricevette preziosi suggerimenti preziosi per ideare mobili radio. Creò la propria ditta, la Metalplastic. Oltre che per Irradio, realizzò progetti per Durium e Radialba.

Per comprendere il suo punto di vista si rimanda ad un bellissimo articolo dal titolo “radio architettura” pubblicato dalla rivista “Tecnica elettronica n. 5/6 del 1946, del quale si riporta un ampio stralcio.

Di particolare interesse il progetto a fianco, strettamente correlato alle linee estetiche della IRRADIO IR500 riportato, a seguire, senza involucro.

Per il compattamento si evoca la radio “CGE” modello Supergioiello, ed il suo creatore Piero Bottoni.

Il Supergioiello è un modello rivoluzionario perché compatta in uno spazio molto piccolo una radio esagamma (ricezione di sei gamme d’onda). Basti pensare che un’esagamma di qualche anno prima (1947),  la Voce del Padrone, modello Marconi 507 era 15 volte più grande. Lo sforzo è stato significativo: non c’è un centimetro cubo che non sia sapientemente utilizzato.

Per la sua forma è stato particolarmente apprezzato dalla clientela femminile, come si evidenzia nel suo più famoso cartellone pubblicitario a firma di Walter Molino, riportato a fianco, al punto da diventare una delle più apprezzate “radio da comodino”.

Il merito va al suo ideatore, Piero Bottoni. Nasce nel 1903 a Milano dove si laurea in architettura nel 1926. Di formazione complessa (Brera e Politecnico), coltiva vasti interessi progettuali – architettura, urbanistica, restauro, allestimento, design e arredamento – in un intenso rapporto con le altre arti.

È tra i protagonisti del Razionalismo, come della sua revisione critica. Dal 1929 al 1949 è delegato italiano ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna; nel 1933 prende parte alla redazione della Carta di Atene, il manifesto dell’urbanistica. Nello stesso anno è tra i promotori della rivista “Quadrante”.

Dopo la guerra è membro della direzione di “Metron” ed è tra i fondatori del Movimento Studi Architettura.

Realizzò importanti architetture, oltre ad arredamenti e oggetti di design. Con la CGE, oltre che al Supergioiello, collaborò per lo sviluppo dei modelli  Audioletta e Consoletta.

L’opera di oggettivizzazione è rappresentata dal Cubo Brionvega TS502, la radio disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper (1964).

Prima di tutto non è più la radio concepita come un mobile né come un soprammobile; ma neppure è la radio “triste” stile hi-fi, pur essendo pensata e realizzata a più colori, come radiolina portatile è composta da due scocche cubiche, a spigoli arrotondati, incernierate in modo da aprire e chiudere l’apparecchio. Un oggetto di vero design, che ha meritato di essere esposto nel Museo d’Arte Moderna di New York.

Nel corner EVOLUZIONE DEL DESIGN vengono proposti altri apparati che per la loro forma sono diventati oggetti CULT. Ne abbiamo scelti alcuni assicurando che tanti altri avrebbero piena dignità di essere i rappresentanti di espressioni artistiche di grande suggestione.

Si propongono, inoltre, una serie di articoli che trattano il design delle radio, pubblicati sulla testata ARTEVENTINEWS.

https://arteventinews.it/2019/10/13/prime-rivoluzioni-nel-design-della-radio/

https://arteventinews.it/2018/11/15/la-forma-della-radio/

https://arteventinews.it/2019/07/19/il-radio-camaleonte/

https://arteventinews.it/2020/01/05/la-radio-piu-grande-del-mondo/

https://arteventinews.it/2021/07/18/la-bakelite-e-la-radio/

https://arteventinews.it/2019/02/21/ducati-una-radio-da-corsa/

https://arteventinews.it/2019/03/14/un-radio-elettrodomestico/

Seguono alcune foto di radio veramente particolari.